Ampiamente attesa, la decisione della Bce di porre un termine al quantitative easing tiene comunque accesi i riflettori sul Consiglio direttivo della Banca centrale europea in corso a Riga, in Lettonia.
Le decisioni di politica monetaria verranno annunciate alle 13 e 45. Alle 14 e 30 il presidente Mario Draghi terrà la consueta conferenza stampa esplicativa, nel corso della quale fornirà anche le previsioni aggiornate dei tecnici dell'istituzione su crescita economica e inflazione nell'Unione valutaria.
Attualmente il piano di acquisti della Bce è previsto proseguire fino a tutto settembre. Onde evitate di cogliere di sorpresa i mercati, l'istituzione deve decidere in anticipo come muoversi nel dopo. Tuttavia la complessità del quadro che si trova di fronte non può far escludere che serva ancora tempo per finalizzare la strategia. Anzi l'esito dell'ultimo direttorio sembrava suggerisce proprio questo scenario.
Formalmente la Bce porta avanti il Qe per affiancare e potenziare la sua politica monetaria ultra espansiva, con tassi di interesse praticamente a zero da anni per stimolare l'economia e favorire un ritorno dell'inflazione ai valori auspicati.
Dopo la crisi dei debiti nell'eurozona, che ha prolungato la fase di sofferenza creata dalla crisi globale, il caro vita ha ripetutamente minacciato di collassare a livelli di deflazione. La Bce, che ha un obiettivo ufficiale di inflazione vicina al 2 per cento ha così progressivamente potenziato i suoi interventi di stimolo. Se non ci fossero queste misure l'inflazione nell'area euro, che a maggio ha segnato un riaccelerazione all'1,9% dopo alcuni mesi altalenanti, sarebbe probabilmente molto più sottotono.
Ora che la ripresa ha preso piede la necessità di questi interventi viene meno, anche se negli ultimi mesi i dati hanno sollevato dubbi sul vigore della ripresa stessa.
Il caso Italia rappresenta un ulteriore fattore di cui si potrebbe tenere conto, ma con potenziali implicazioni di duplice e contrapposto effetto. Da un lato la tensione su un Paese così importante dell'area, e il calo di fiducia che si è creato nelle ultime settimane, potrebbero suggerire ancora più prudenza ai banchieri centrali nell'elaborare la fase finale del Qe. Dall'altro all'opposto la vicenda potrebbe essere strumentalizzata dai componenti più oltranzisti del direttorio e dai relativi media di riferimento (tedeschi o nordeuropei) per mettere in discussione la linea tradizionalmente espansiva del presidente (italiano) e spingere a favore di una posizione più risoluta.
(In aggiornamento)