E’ allarme della First Cisl sulla sorte di 900 posti di lavoro nelle due banche venete passate ad Intesa Sanpaolo. A tanto infatti ammonterebbe il numero dei lavoratori ancora in bilico dopo l’operazione di salvataggio, per cui lo Stato ha speso già cinque miliardi di euro. Posti a rischio che si aggiungono ai circa 3 mila esuberi annunciati da Intesa Sanpaolo nell’ambito dell’acquisizione delle ’good bank’ di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. ”Non vogliamo neppure pensare che una così imponente operazione di solidarietà nazionale come il salvataggio delle banche venete possa comportare il rischio che 900 persone perdano il loro lavoro - avverte Giulio Romani, segretario generale di First Cisl - ed è quanto non intendiamo permettere che accada per i 200 tempi determinati che Intesa non pare intenzionata a confermare e per i quasi 700 dipendenti delle 14 società di Veneto Banca e Popolare Vicenza ora in liquidazione”.
Le società non rilevate da Intesa, in base ai dati di bilancio del 2016, comprendono 684 lavoratori, oltre ai 319 delle controllate estere, in gran parte impiegati (481) prezzo Bim. “I lavoratori delle aziende in liquidazione - afferma Romani - vivono da mesi nella più totale incertezza sul loro futuro. Le stesse voci su possibili cessioni di pezzi pregiati come Bim non tranquillizzano, perchè non fanno riferimento alla sorte dei dipendenti e anzi ipotizzano uno spezzatino, con il rischio di perdite occupazionali”. Quanto ai 200 contratti a tempi determinato passati a Intesa ”sarebbe una vergogna se nel naufragio delle venete, a quelli che non hanno potuto salire sulle scialuppe si dovessero aggiungere quelli buttati a mare per alleggerire le scialuppe stesse. La banca e i sindacati aziendali devono trovare una soluzione che consenta, con uno sforzo di solidarietà, di tenere anche questi lavoratori a bordo”.