Il mercato dell’auto europeo manda in archivio un 2018 senza sussulti. I dati forniti ieri da Acea, l’associazione che raccoglie i costruttori, parlano di crescita piatta (+ 0,04%) e non invitano all’ottimismo per l’anno che si è appena aperto. Intanto dicembre si è chiuso con un nuovo calo ( - 8,7%). Per la prima volta dal 2013, da quando cioè è finita la grande gelata della recessione che in alcuni paesi, tra cui l’Italia, aveva portato le vendite ai minimi storici, torna il segno meno. Il momento complicato è confermato dall’Istat, che per l’italia certifica una diminuzione del 9,3% del fatturato dell’automotive ed una flessione degli ordinativi del 14%. Dati che per la verità non suscitano meraviglia. Sempre l’Istat la settimana scorsa aveva messo nero su bianco il crollo della produzione nel settore auto (- 19,4% a novembre rispetto ad un anno fa). E’ vero che l’Italia non è la sola ad aver ingranato la marcia indietro. Anche in Germania l’industria dell’auto ha preso una brutta influenza ( - 20% negli ultimi due mesi del 2018), tra gli strascichi del dieselgate, il rallentamento generale dell’economia e le nuove regole europee su omologazione ed emissioni. La spinta verso la transizione ecologica non ha ancora conquistato il cuore dei consumatori, che reagiscono posticipando gli acquisti. Succede lo stesso in Italia. Ma da noi l’influenza di stagione rischia di degenerare in polmonite a causa dell’ecotassa, che potrebbe spingere Fca a rimodulare i suoi piani sulle fabbriche italiane. Il Lingotto, tra l’altro, a fine 2018 ha accusato un calo delle immatricolazioni del 2,3%. E’ da vedere se il governo ascolterà sindacati e Confindustria, che chiedono la revisione della norma, o se tirerà dritto. A chiedere un’inversione di rotta è anche il segretario generale della Fim torinese Claudio Chiarle che, polemizzando con il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti, alla cui richiesta di partecipazione ad un seduta ”aperta” dell’assemblea Fca ha risposto picche, dice: ”In questa fase l’unica azione necessaria è incalzare il Governo sul ritiro del provvedimento relativo agli eco bonus che danneggiano il lavoro e l’occupazione in Italia e a Torino in particolare”.