Riforma degli ammortizzatori sociali al rush finale. Uno snodo cruciale, oltre che una tappa del Pnrr, anche alla luce dell'intesa della scorsa settimana raggiunta dal governo con le parti sociali che ha agganciato il superamento del blocco dei licenziamenti (il primo scaduto il 30 giugno per l'industria e l’edilizia e prorogato fino al 31 ottobre solo per il comparto del tessile e del calzaturiero insieme alla cig Covid), all’utilizzo degli ammortizzatori sociali in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro.
Di qui l’impegno condiviso ad una rapida conclusione della riforma, sollecitata da tempo sia dai sindacati sia da Confindustria, insieme all'avvio delle politiche attive e dei percorsi di formazione. L'obiettivo del ministro del Lavoro Orlando è di portare l’impianto della riforma in Consiglio dei ministri entro luglio. E c’è l'intenzione di fare in modo che il nuovo paracadute possa essere disponibile in tempi stretti e utilizzabile già da fine ottobre quando appunto scadrà anche il secondo blocco dei licenziamenti per le imprese piccole che ad oggi non hanno la cig ordinaria.
Per trovare la quadra, Orlando ha incontrato martedì sera i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil; e mercoledì il ministro dell’Economia Franco.
L’incontro con i sindacati, ha fatto sapere il leader della Cisl Sbarra, ”è stato certamente positivo sul piano del metodo ma ancora interlocutorio sul merito. Ci è stato anticipato l’impianto generale della riforma che avrà un profilo universalistico, inclusivo e mutualistico, tenendo conto delle dimensioni delle aziende e dei settori”. Aggiunge Sbarra: ”Aspettiamo una nuova convocazione dal Governo nei prossimi giorni per avviare un confronto sui contenuti anche in ragione delle necessarie coperture finanziarie dopo la verifica che il Ministro Orlando avrà con il Ministero dell’Economia”.
E mercoledì appunto l’incontro tra Orlando e Franco sulle risorse disponibili. In base a quante saranno si capirà cosa entrerà e cosa no nel provvedimento.
Sul tavolo della riforma, che sarà affiancata dal rafforzamento delle politiche attive e della formazione, c’è l’estensione delle coperture anche ai lavoratori delle imprese fino a 5 dipendenti, oggi scoperti sia dalla cig sia dai fondi bilaterali e di integrazione salariale, e allargarle in generale per quelle sotto i 15 dipendenti, con durate differenziate a seconda della tipologia. Per loro si dovrebbe prevedere un tetto di 12 mesi di cig nel quinquennio mobile tetto che salirebbe a 30 mesi nell'edilizia. In tutti gli altri casi resterebbe a 24 mesi. L'obiettivo è quindi di superare la cig in deroga e potenziare i trattamenti di integrazione salariale ordinaria per tutti (il 31 ottobre scadrà anche il secondo blocco dei licenziamenti). A questo sistema tutti dovranno contribuire, ma la discussione sulle aliquote resta aperta. Il contributo delle aziende dovrebbe essere differenziato in base alle dimensioni (mantenendo un contributo addizionale crescente in base all'utilizzo) e potrebbe essere previsto un intervento della fiscalità generale almeno all'inizio. Un nodo che potrà essere sciolto in base alle risorse disponibili, che saranno quantificate nel dettaglio dal Mef. Intanto una prima dote è rappresentata dai risparmi derivanti dalla sospensione del cashback, dal primo luglio, per 1,5 miliardi destinati proprio al Fondo per gli interventi di riforma degli ammortizzatori sociali. Altri due miliardi potrebbero servire per un doppio intervento per rafforzare la Naspi, l'indennità di disoccupazione, attenuando il decalage ed estendendo la durata per i lavoratori over-55.
Giampiero Guadagni