Un nuovo campanello d’allarme per l’economia italiana, dopo quello del Fondo monetario, arriva dalla Confindustria che azzera le previsioni sul Pil per quest’anno. ”Nel 2019 - secondo il Centro studi degli industriali - la domanda interna risulterà praticamente ferma e una recessione potrà essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che - avverte il rapporto del Csc - non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale”.
Un cambio di passo chiesto da tempo anche dai sindacati che ora, con il Governatore di Bankitalia Vincenzo Visco che conferma il rallentamento dell’economia italiana nel 2019 e il presidente della Bce Mario Draghi che osserva segnali di incertezza elevata e un aumento dei rischi per l’economia europea, sono ancora più preoccupati. La segretaria generale della Cisl definisce infatti ”allarmanti” i dati di Confindustria e Bankitalia: ”Senza una svolta del Governo nella politica economica, e con la recessione ormai alle porte - avverte Annamaria Furlan - i primi a pagare saranno i più deboli, i lavoratori, i pensionati, i giovani senza lavoro”. ”I dati - fa eco il segretario generale della Cgil Maurizio Landini - dimostrano che l’Italia sta peggio degli altri Paesi europei e che bisogna cambiare passo. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali”.
Sulla stessa linea anche il segretario generale della Uil: ”Il Paese - dice Carmelo Barbagallo - riparte con gli investimenti pubblici e privati, con lo sblocca-cantieri e non lo sblocca-subappalti, utilizzando tutte le risorse che sono disponibili”.
Mentre il Governo sembra animato da sentimenti contrastanti. Da una parte Salvini se la prende con i ”gufi” affermando che le previsioni di Confindustria ”verranno smentite clamorosamente dai fatti”. Dall’altra Di Maio, fa sapere che le preoccupazioni di Confindustria sono le stesse del governo e che non c’è alcuna volontà di contrapposizione.