L’inflazione cala nuovamente a gennaio, allo 0,9%, il valore più basso da 10 mesi a questa parte. I tassi di interesse, grazie ai ripetuti interventi della Bce, sono ai livelli più bassi mai visti. Nonostante questo l’economia italiana non cresce. Anzi, secondo le stime dell’Istat, è tecnicamente in recessione.
L’equazione dell’economista premio nobel Franco Modigliani (bassa inflazione accompagnata da bassi tassi di interesse, uguale più sviluppo e più occupazione) sembra dunque non funzionare in Italia. Ma, a ben vedere, c’è qualcosa che manca in questo conto. Vale a dire il contributo degli investimenti. Perchè una bassa inflazione che genera (di solito) bassi tassi di interesse, dovrebbe produrre un aumento degli investimenti e dei consumi. Questo però nel nostro Paese non avviene: consumi e investimenti sono praticamente fermi da anni. Di conseguenza l’economia stenta, osclillando tra fasi di bassa crescita (trainata dall’export) e fasi di rallentamento che a volte (quando le esportazioni rallentano) sfiorano la recessione.
I consumi interni non crescono a causa di un forte squilibrio nella distribuzione dei redditi che ha ridotto la capacità di spesa delle famiglie a reddito fisso (lavoratori dipendenti e pensionati); e gli investimenti ristagnano perchè le famiglie con redditi più elevati accumulano ricchezza senza impegnarla.
I sindacati, a cominciare dalla Cisl, sostengono da tempo la necessità di intervenire con una riforma fiscale, per alleggerire la pressione sulle famiglie e sul lavoro spostando il peso del prelievo sulle rendite e sui grandi patrimoni; e con una politica di investimenti pubblici che rimetta in moto la crescita. Purtroppo inascoltati da tutti i governi. Perciò, Cgil Cisl e Uil, dopo l’ultima manovra hanno deciso di scendere in piazza, sabato a Roma, per sollecitare un cambio di rotta della politica economica del Governo.
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