“Il reddito di inclusione è una prima tappa verso il traguardo di una misura universale di contrasto alla povertà con cui affrontare il problema grave dell'aumento delle disuguaglianze sociali nel nostro paese". E' questo il commento della segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, al ddl del governo di contrasto alla povertà approvato ieri dall'aula di Montecitorio, che ora passa al Senato. “Il provvedimento importante approvato alla Camera, proprio nel giorno in cui l’Istat ha diffuso dati drammatici sul livello di povertà nel nostro paese, è il frutto della pressione che il sindacato insieme all’Alleanza contro la povertà hanno compiuto in questi mesi attraverso un confronto costruttivo con il Governo ed in particolare con il Ministro del Welfare. E' chiaro che bisogna fare molto di più sul piano della crescita, degli investimenti e delle misure per favorire il lavoro, soprattutto dei giovani e delle donne nel nostro paese. Ma solo con il dialogo e con il protagonismo dei corpi sociali si possono affrontare in maniera concreta e responsabile temi così importanti come la riorganizzazione del welfare e l’inclusione sociale delle persone più deboli della società italiana che oggi si trovano purtroppo in condizioni di grave disagio e difficoltà economiche”.
Ci sono casi in cui i freddi numeri riescono a comunicare più di centinaia di dibattiti televisivi. E il caso dei dati diffusi ieri dall'Istat in base ai quali nel 2015 le famiglie in condizione di povertà assoluta sono a quota 1 mln e 582 mila e le persone a 4 mln e 598 mila (il numero più alto dal 2005).
Un fenomeno dilagante contro il quale la Cisl per voce del segretario confederale Maurizio Bernava fa appello allo sforzo comune di Governo, Parlamento, forze sociali, istituzioni, enti locali e Regioni. "Per frenare l' aumento di questi effetti sociali devastanti che rischiano di diventare strutturali per il paese, - avverte il sindacalista - bisogna cambiare politiche di welfare. I dati Istat diventino un monito, una sollecitazione forte: il paese ha bisogno di ritrovarsi unito, di dialogare, di fare scelte strategiche mirate su due fronti: quello della crescita, della competitività, della produttività e degli investimenti e quello del sostegno e dell' inclusione di chi è in condizioni di indigenza".
Dati Istat alla mano, l’incidenza della povertà assoluta si mantiene stabile negli ultimi tre anni per le famiglie; cresce invece se misurata in termini di persone (7,6% della popolazione residente nel 2015, 6,8% nel 2014 e 7,3% nel 2013). Questo perchè riguarda le famiglie più numerose. In aumento al Nord, in particolare per gli stranieri, la povertà colpisce chi vive in città e i bassi redditi.
Segnali di peggioramento si registrano anche tra le famiglie che risiedono nei comuni del centro di area metropolitana (l’incidenza aumenta da 5,3 del 2014 a 7,2%) e tra quelle con persona di riferimento tra i 45 e i 54 anni di età (da 6,0 a 7,5%). Si amplia l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata (da 5,2 del 2014 a 6,1%), in particolare se operaio (da 9,7 a 11,7%). Rimane contenuta tra le famiglie con persona di riferimento dirigente, quadro e impiegato (1,9%) e ritirata dal lavoro (3,%).
Anche la povertà relativa risulta stabile nel 2015 in termini di famiglie (2 milioni 678 mila, pari al 10,4% delle famiglie residenti dal 10,3% del 2014) mentre aumenta in termini di persone (8 milioni 307 mila, pari al 13,7% delle persone residenti dal 12,9% del 2014). Analogamente a quanto accaduto per la povertà assoluta, nel 2015 la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie numerose, in particolare tra quelle con 4 componenti (da 14,9 del 2014 a 16,6%,) o 5 e più (da 28,0 a 31,1%). L’incidenza di povertà relativa aumenta tra le famiglie con persona di riferimento operaio (18,1% da 15,5% del 2014) o di età compresa fra i 45 e i 54 anni (11,9% da 10,2% del 2014). Peggiorano anche le condizioni delle famiglie con membri aggregati (23,4% del 2015 da 19,2% del 2014) e di quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (29,0% da 23,9% del 2014), soprattutto nel Mezzogiorno (38,2% da 29,5% del 2014) dove risultano relativamente povere quasi quattro famiglie su dieci.
(Approfondimento domani su Conquiste Tabloid)