Un nuovo riformismo, in cerca di autori e interpreti, si vorrebbe affacciare in Italia e in Europa. Anche se per ora si affaccia a Roma, nell'aula magna dell'Università la Sapienza, con un convegno organizzato da un cartello cultural “sociale” formato da Fondazione Grandi, Fratelli Rosselli, Koiné, L'Italia che verrà, Mondoperaio e Riformismo e Solidarietà, a cui hanno partecipato ieri (in tre tavole rotonde) sedici relatori, tra sindacalisti, politici, esponenti della società civile, del volontariato e del mondo accademico, per discutere di “come il riformismo debba innovarsi per rispondere alle sfide poste dalle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo”. Magari con una “aggregazione di forze sociali dal basso, spontanea”, come dice (a microfoni spenti) prima del suo intervento Romano Prodi. Perchè il problema di un nuovo riformismo, più sociale, pro labour e solidale – come dice il presidente di Koiné, Raffaele Morese – si pone con urgenza. Lavoro dignitoso (adeguatamente retribuito), solidarietà e sviluppo sostenibile sono i tratti caratterizzanti di una nuova Europa più sociale di cui in molti ormai avvertono l'esigenza. Sindacati e partiti progressisti, per il segretario generale della Ces Luca Visentini, devono però dimostrare di non assecondare il modello liberista che scarica sui lavoratori le diseconomie del sistema attraverso il taglio dell'occupazione e delle retribuzioni. Il lavoro dignitoso, insomma, per dirla con parole del presidente di Res Pierpaolo Baretta, resta centrale nella società contemporanea e soprattutto in un Paese come l'Italia che rappresenta il secondo polo manifatturiero in Europa dopo la Germania. Comunque, il primo punto di un fronte riformista, secondo il sociologo Mauro Magatti, è ”prendere sul serio il disagio sociale” di una larga fascia della popolazione europea e in particolare di quella italiana. Per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, servono soprattutto proposte concrete di cambiamento. E il salto di qualità - dice - è un patto federativo per costruire gli Stati uniti d'Europa, con una propria capacità impositiva, con un progetto comune da mettere in campo sul modello di sviluppo e sul modello sociale, a cui devono contribuire anche le forze sociali, comprese quelle sindacali. Tenendo il tema del lavoro come cardine di un nuovo modello europeo e questione prioritaria da affrontare. E ”non è un problema solo di narrazione - conclude Furlan - ma di narratori, possibilmente appassionati e credibili. C'è dunque una ”richiesta di politica”, di ”legame sociale” e di rappresentanza, che ancora non trova un'offerta adeguata. C'è bisogno di un'agenda riformista e di uno schieramento ”pro Europe” ampio. Ma soprattutto, secondo Romano Prodi, c'è bisogno di una mobilitazione dal basso per “ricostruire la politica europea”.