Oggi l’Italia celebra il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Stamane alla Camera si è svolta una cerimonia di commemorazione alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il 9 maggio 1978, il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro venne ucciso dalle Brigate Rosse. Il brigatista Mario Moretti chiamò il Professor Franco Tritto, collaboratore nonché amico di Moro, e gli ordinò di informare la famiglia riguardo ad una Renault 4 rossa parcheggiata in Via Caetani (Roma), dove avrebbero ritrovato il corpo, senza vita, del leader democristiano.
“Non dobbiamo dimenticare mai le tante vittime del terrorismo ed il sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta assassinati 38 anni fa da chi voleva mettere in ginocchio la nostra democrazia e la convivenza pacifica nel nostro paese”. E’ quanto sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan in una nota sulla pagina Facebook della Cisl, in occasione della giornata della memoria e ricordando l’anniversario dell'assassinio dello statista democristiano. “La strage di Via Fani ed il rapimento di Aldo Moro hanno segnato la nostra vita perché fu il momento più grave e tragico dell’attacco portato dalle Brigate Rosse alle istituzioni democratiche, seminando morte e terrore nel nostro paese. Aldo Moro ha rappresentato un’idea alta e lungimirante della politica come impegno civile e morale, nella costante ricerca di un dialogo che garantisse l’unità e la coesione politica e sociale del paese che sono indispensabili per garantire una piena governabilità nelle società complesse. Moro era anche un convinto sostenitore dell'unita' politica e non solo monetaria dell'Europa, si batteva per la pace, la solidarieta' e la convivenza pacifica tra i popoli. Ecco perché ricordare oggi le tante vittime del terrorismo ed il sacrificio di Moro e' per la Cisl una occasione per ribadire l’importanza di custodire e trasmettere alle giovani generazioni i valori della democrazia, della libertà, della partecipazione, della dignità del lavoro, su cui si fonda il nostro assetto costituzionale e democratico”.
La vicenda, o meglio, tragedia che coinvolse Aldo Moro non fu l’unico evento drammatico avvenuto il 9 maggio del 1978. Anche Giuseppe Impastato, detto Peppino, dovette fare i conti con la criminalità organizzata: il giornalista e attivista siciliano fu ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio del ’78. Il suo cadavere fu imbottito di tritolo e fatto saltare sui binari della linea ferroviaria Palermo-Trapani, così la sua morte potè sembrare un gesto suicida. Si fece emergere la matrice mafiosa dell’attentato grazie alla madre di Peppino, la signora Felicia, ed al fratello del giornalista. Per ricordare il caso Impastato, domani andrà in onda, in prima serata su Rai1, Felicia Impastato di Gianfranco Albano con Lunetta Savino nei panni della madre del giornalista siciliano. Ancora dopo tanto tempo, o più precisamente, dopo trent’otto anni queste due vicende, legate dallo stesso destino, sono ancora avvolte da un velo mistero.