In Norvegia, le royalties derivanti dallo sfruttamento delle risorse petrolifere e di gas del Paese, dagli anni '90, vengono destinate ad un fondo di investimenti, costantemente cresciuto negli anni – si parla di 750 miliardi di euro – e diventato la base della ricchezza del Paese, un patrimonio comune che permette un welfare avanzatissimo e standard di benessere elevati per ogni norvegese. Negli ultimi anni i gestori del fondo hanno perseguito una politica di disinvestimento da attività economiche e compagnie con profili poco sostenibili per l’ambiente e la sicurezza, come l'estrazione di carbone e di oro, la produzione di sabbie bituminose e di cemento. Modelli di business non più sostenibili, secondo la verdissima Norvegia, che guarda al futuro dei propri cittadini e non vuole mettere a rischio il proprio patrimonio naturale. Per la stessa ragione la Norvegia non investirà più in società che producono armi atomiche, mine antiuomo, tabacco e in quelle che non rispettano i diritti dell’uomo. Nessuno, però, si sogna di rinunciare alle estrazioni di petrolio, che costituiscono una fonte di ricchezza per il Paese. Tanto più che le moderne tecniche di estrazione sono perfettamente in grado di conservare l’ambiente e il territorio. D'altra parte, i norvegesi non vogliono più alimentare modelli di economia poco sostenibili, come l’altamente inquinante carbone o il cemento. Le due cose, nel paese dei fiordi, non sono in contraddizione.
E.C.