A proposito di Roma. L’attovagliamento capitolino per i 60 anni di un’Europa che è ormai lontanissima parente di quella che si voleva o pensava che fosse il 25 marzo 1957 (e infatti ciò che prima fu TCEE, Trattato che istituisce la comunità economica europea, divenne poi TCE, dopo l’entrata in vigore del trattato di Maastricht e poi TFUE, dopo l’avvento del trattato di Lisbona), può davvero rappresentare, come pensa e spera la Confederazione europea dei sindacati, “un’opportunità importante per fare il punto su quello che l’Europa ha già fatto e sul cammino che le resta da fare, per offrire ai suoi cittadino prosperità e benessere?”. Sul tavolo dei 27 potrebbe infatti anche arrivare la proposta di Boulevard Roi Albert II sulla creazione di un Tesoro Ue, per assicurare un livello minimo di investimenti pubblici in tutti gli Stati membri. Il tesoro europeo, sostiene la Ces, metterebbe in comune le spese future dedicate agli investimenti pubblici e li finanzierebbe con dei buoni del tesoro europeo. Gli Stati membri manterrebbero sempre il “pieno controllo” dei loro investimenti ma il loro finanziamento verrebbe dal Tesoro Ue in proporzione al Pil di ogni Paese. Escludere le spese pubbliche in conto capitale (finanziate dal tesoro europeo) dal calcolo del deficit darebbe ai 27 la possibilità di aumentare la loro flessibilità budgetaria, conformandosi alle regole del patto di stabilità e crescita, rendendo meno stringente la necessità di un risanamento di bilancio a livello nazionale. Se il rapporto sul completamento dell’Ue dei 5 presidenti pubblicato a giugno 2015, lanciava la proposta di un tesoro per la zona euro, il suggerimento della Ces è di allargarlo a tutti gli Stati membri. Ai notabili Ue che verranno nella Città Eterna e che probabilmente troveranno il modo di litigare, ma del resto hanno appena cominciato, sull’opportunità di cominciare a stabilire tempi e modi di un’Europa a due o più velocità, la Ces chiede comunque di fare prova “di visione e di coraggio”.
Su questo, se non altro, sono d’accordo anche gli industriali. Che stamane hanno consegnato al premier Paolo Gentiloni una dichiarazione in 10 punti, stilata da tutte le confindustrie europee. “E’ un momento molto delicato", ha detto Emma Marcegaglia, che stamane si è recata a Palazzo Chigi accompagnata dal numero uno di Viale dell’Astronomia, Vincenzo Boccia - tra "Brexit, crisi dell'immigrazione, terrorismo": gli industriali chiedono "una Europa più unita, che vada avanti sull'integrazione soprattutto su alcuni aspetti come difesa e sicurezza; una Europa che recuperi competività, e metta al centro l'importanza delle imprese", anche come strumento per combattere le diseguaglianze. "Chiediamo una politica industriale forte, perchè mentre altre aree del mondo si stanno rafforzando "l'Europa su questo un po' stenta", aggiunge: "Vogliamo una Europa che rimanga campionessa di commercio giusto ma aperto,e che sia capace di cogliere e di diventare leader della rivoluzione industriale 4.0". Una novità importante è la posizione di Business Europe ha sugli investimenti: diciamo che è giusto che nel patto di stabilità e crescita i Paesi che decidono di fare più investimenti devono avere uno spazio anche fiscale per poterlo fare, senza rompere i parametri ma con più spazio agli investimenti pubblici e privati perchè è l'unico modo per creare occupazione e quindi un futuro migliore".
"Crediamo - conclude la dichiarazione comune - che il 2017 sia un anno decisivo e per questo vogliamo dare tutto il nostro contributo per assicurare un cambio di rotta, dimostrando ancora una volta che il successo politico, economico e sociale del progetto europeo può essere raggiunto solo insieme. E' tempo di scegliere: o avere successo insieme o diventare irrilevanti separatamente".
(Domani su Conquiste Tabloid lo speciale a cura di Arzilla, Crea, Guadagni, Masucci e Ricci)