Celebrare il 25 aprile significa ricordare un patrimonio di idee, di valori, di passione civile che non bisogna disperdere, ma che anzi bisogna continuare a trasmettere ai giovani, nelle scuole, nel mondo del lavoro ed in tutti gli ambiti della nostra società.
Per questo oggi il sindacato sarà in piazza a Milano ed in tante altre città italiane insieme all'Anpi che è stata sempre un punto di riferimento costante, un argine alla xenofobia, una barriera culturale nei confronti di chi attacca la convivenza dei popoli, il diritto all’accoglienza e la solidarietà, di quanti oggi cercano di minare il disegno di un’Europa unita nei valori dell’integrazione pacifica. Non bisogna mai dimenticare che la nostra democrazia è frutto delle lotte partigiane e del sacrificio di una generazione che si è battuta per la difesa della libertà, della tolleranza, dell'unità del nostro paese. Sono i principi fondamentali che insieme al diritto al lavoro ed alla valorizzazione della persona umana, ritroviamo nella Costituzione e su cui si fonda la nostra Repubblica. Senza lavoro non c’è sviluppo, progresso, libertà. Ma purtroppo questo tema così importante non ha quella attenzione che merita da parte del mondo della politica ed in generale di quanti hanno responsabilità istituzionali. In Italia ci sono quasi tre milioni di persone disoccupate, di cui quasi la metà sono tanti giovani e donne che non riescono a trovare una opportunità di crescita ed una occasione di riscatto civile e sociale. Indubbiamente ci sono stati dei segnali positivi con la decontribuzione e gli sgravi fiscali dell’ultima legge di stabilità. Ma bisogna fare molto di più. Il Governo deve impegnarsi in Europa, ricercando le giuste alleanze per far cambiare le politiche di rigore che hanno fatto aumentare le diseguaglianze sociali e l’area della povertà. Bisogna ridurre le tasse per aumentare i salari e le pensioni, far ripartire i consumi delle famiglie, concentrarsi di piu' sulla politica industriale, le nuove infrastrutture, l’energia pulita, la tutela del territorio, con i necessari investimenti in innovazione, ricerca, formazione. Dobbiamo cambiare la legge sulle pensioni per offrire una opportunità di lavoro ai giovani, introducendo la giusta flessibilità in uscita. Non si può lavorare fino e oltre i 67 anni su una impalcatura a 30 metri d'altezza, in una catena di montaggio o nelle corsie degli ospedali, come avviene in tanti altri ambiti lavorativi usuranti. Per cambiare tutto questo è indispensabile un “patto sociale” ed una maggiore coesione sociale. E’ una illusione pensare che le riforme si possano fare saltando la mediazione dei corpi sociali. Anche i Governi più forti ed autorevoli hanno bisogno di favorire la massima condivisione sulle scelte per rendere davvero efficaci le riforme. Il ruolo di sintesi del sindacato e dei corpi intermedi è fondamentale in una società frammentata, dove ci sono tante diseguaglianze, tante persone deboli e sole che non hanno voce, rappresentanza, titolo per esprimere la voglia di cambiamento e di progresso. Le condizioni di vita delle persone possono cambiare solo attraverso la via della rappresentanza e della responsabilità, con un cammino collettivo di partecipazione, rinascita e di speranza, come avvenne con la Liberazione settant’anni fa. Altrimenti rischia di prevalere il populismo, l'antagonismo sterile, una concezione in cui prevale solo la logica del più forte sui deboli.
La leader nazionale della Cisl partecipa al corteo per la festa della Liberazione ed è tra gli oratori sul palco di piazza Duomo. La manifestazione, in partenza attorno alle 14.30 da Corso Venezia, arriverà davanti alla cattedrale attorno alle 16, dove sono previsti i comizi conclusivi. Sul palco, oltre a Furlan, prenderanno la parola il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia; il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gaetano Silvestri; il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini; il presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia.