Martedì 17 settembre 2024, ore 23:06

Mostre

Un Picasso inedito

di MARIA LUCIA SARACENI

Le parole e l’immagina zione dei grandi poeti hanno ispirato le arti figurative valicando i confini del tempo e suggerendo rappresentazioni potenti e suggestive. Come le immagini ad affresco che Giulio Romano, maestro versatile di straordinaria abilità artistica, inventa nella decorazione delle sale del Palazzo Te a Mantova, o come quelle che Picasso, eclettico maestro moderno, realizza in numerosi dipinti ed incisioni.

Entrambi gli artisti, a circa 400 anni di distanza, immaginano temi tratti dalla tradizione classica e in particolare dalle Metamorfosi del poeta latino Ovidio: questo comune riferimento alla poesia antica e al mito è il filo conduttore della mostra “Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza”. A cura di Annie Cohen-Solal e in collaborazione con Johan Popelard, allestita a Mantova, presso il Palazzo Te, dal 5 settembre 2024 al 6 gennaio 2025 l’esposizione, prodotta dalla Fondazione Palazzo Te con la collaborazione del Museo Nazionale Picasso di Parigi e della famiglia dell’ar tista, è il racconto di un mondo antico che esprime nelle narrazioni potenti del mito e della fantasia sentimenti, credenze, interpretazioni del mondo.

Giulio Romano progetta la villa suburbana di Mantova per Federico II Gonzaga tra 1525 e 1535 e lavora quindi alla sua decorazione raccontando per immagini gli antichi miti. Nell’impianto architettonico di Palazzo Te rivivono infatti le Metamorfosi e le favole dell’antichità: dalla “Camera di Ovidio”, con i soggetti ispirati alla mitologia (si susseguono le rappresentazioni di Orfeo agli Inferi, la Punizione di Marsia , Il giudizio di Paride, Bacco e Arianna, la Danza di Satiri e Menadi, La sfida tra Apollo e Pan, Dioniso ebbro, le Menadi che tormentano un Satiro); alla Loggia delle Muse, con due episodi del mito di Orfeo e Euridice tratti dalle Georgiche di Virgilio e dalle Metamorfosi di Ovidio.

E ancora la Sala dei Cavalli, con la riproduzione dei sei cavalli posseduti da Federico Gonzaga, e i bassorilievi raffiguranti le Fatiche di Ercole; e poi la Camera di Amore e Psiche, con soggetti ispirati ad Ovidio, Apuleio e Plutarco; la Camera dei Giganti, molto nota per le suggestive e grandiose raffigurazioni di Giulio Romano, una vertigine agli occhi dell’osservatore coinvolto in quella rappresentazione di massi che rovinano seppellendo i Giganti vinti da Ercole e Giove. Nell’Apparta mento del Giardino Segreto infine le Favole di Esopo e le scene di vita di grandi uomini della civiltà romana ispiravano ad una saggia condotta. Giulio Romano a Palazzo Te rappresenta un esempio di “arte totale” dove architetdi tura, creatività figurativa e decorativa sia pittorica che scultorea costituiscono i vari aspetti di un’unità indivisibile. A distanza di quattro secoli un artista moderno come Picasso crea una serie di immagini dedicate alle Metamorfosi di Ovidio, racconti che sono il trionfo della fantasia immaginifica e che tanto hanno suggestionato gli artisti di ogni tempo: l’Apollo e Dafne di Bernini ne costituisce forse l’e sempio più rilevante. La mostra mette in dialogo diretto Giulio Romano e le pitture rinascimentali del palazzo con le forme grandiose ed equilibrate di Picasso. Forme che si richiamano sia alla maestosità della pittura rinascimentale che all’ideale classico del mondo antico. La mostra presenta al pubblico circa 50 opere dell’artista simbolo del Novecento, tra cui alcuni dipinti per la prima volta esposti in Italia. Il mito immaginifico ovidiano e la poesia in generale esercitano una forte suggestione anche su un artista moderno e originale come Picasso. È tra i poeti che l’artista trova rifugio quando, emigrato in Francia nel 1900, viene marchiato dalla polizia e dall’Accademia di Belle Arti come straniero, anarchico e artista avanguardista. A partire dal 1935 nella poesia e nel mondo dei poeti l’artista trova i mezzi per superare gli ostacoli legati alla sua condizione di straniero.

Il mito ispira Picasso nella serie di trenta incisioni dedicate alle Metamorfosi di Ovidio, realizzate nel 1930 con un tratto rapido e lineare che rappresenta scene tragiche e narrative in modo chiaro ed efficace. Riguardo a questa serie l’autore stesso ebbe ad osservare: “e così ho compiuto quest’opera che né l’ira di Giove, né il fuoco, né il ferro, né il tempo vorace cancelleranno mai più”.

Ma i riflessi di questo mondo di versi e di parole si rintracciano anche in opere come “Femme couchée lisant”, dipinto ad olio conservato nel Musée national Picasso di Parigi e in mostra a Palazzo Te, che tanto richiama il gigantismo degli affreschi di Giulio Romano a Mantova. Una serie di richiami tra artisti e tra arti che ha come comune ingrediente la propensione alla fantasia, componente che libera lo spirito facendolo librare sopra ogni tempo. La mostra di Mantova presenta dunque al pubblico un Picasso inedito, ed offre l’occasione per riflettere sugli aspetti che legano questo artista moderno al passato, letterario e figurativo, sia classico che rinascimentale.

( 11 settembre 2024 )

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