Giovedì 13 febbraio 2025, ore 6:14

Mostre

La musica delle forme

di ELIANA SORMANI

La città di Milano rende omaggio a Mario Nigro, uno tra i più importanti artisti del Novecento italiano, con una straordinaria mostra diffusa, saldando un debito aperto nei suoi confronti 30 anni fa, quando avvenne l’attentato di stampo mafioso di via Palestro che colpì il Museo d’Arte Moderna provocando 5 morti, la distruzione di una parte del Padiglione d’Arte Contemporanea e con esso anche un’installazione in più pannelli dell’artista (Totem), oltre al danneggiamento di altre sue opere pronte per l’allestimento di un’antologica organizzata a distanza di un anno dalla sua morte, che venne annullata. Un tributo doveroso dunque, in occasione del triste anniversario, significativo come testimonianza della resilienza culturale della città e della sua cultura di fronte alla violenza, oltre che come sentito omaggio ad un artista che, pur toscano di origine, si sentiva artisticamente milanese. La monografica che coinvolge due siti museali, Palazzo Reale (fino al 17 settembre) e il Museo del ‘900 (fino al 5 novembre), è la più ampia esposizione mai dedicata a Mario Nigro, riunendo oltre 140 sue opere collocabili tra il 1947 (anno della sua nascita professionale) e il 1992 (anno della sua morte), permettendo con didattica chiarezza di comprendere il percorso artistico del maestro frutto di diverse conoscenze che spaziavano dalla matematica alla musica, dall’architettura alla scienza. Se l’allestimento a Palazzo Reale rappresenta la parte più estetica della mostra, con installazioni e dipinti, quella al Museo del Novecento è più di carattere documentaristico, tesa a contestualizzare la produzione artistica di Nigro attraverso oltre un’ottantina di documenti, disegni, carteggi e fotografie, in parte inediti, legati alla vita dell’artista. Mario Nigro nasce nel 1917 a Pistoia. Fin dall’infanzia si dedica allo studio del violino e del pianoforte coltivando l’interesse verso la musica, evidente anche nella sua produzione pittorica. Nel 1929 con tutta la famiglia si trasferisce a Livorno, dove a 16 anni si avvicina da autodidatta al mondo dell’arte figurativa influenzato dalla pittura dei macchiaioli, che nella città toscana erano un modello da emulare. Affetto fin dalla nascita da palatochisi, convinto di non potersi esprimere pienamente con la voce a causa della malformazione del palato, cerca nello studio un modo per riscattarsi, trovando poi nel mondo dell’arte nuove modalità comunicative per trasmettere il suo sentire. Dotato di una spiccata intelligenza e di una grande forza di volontà nel 1941 si laurea in Chimica presso l’Università di Pisa e diviene assistente presso la Cattedra di Mineralogia a Pisa, mentre nel 1947 consegue una seconda laurea in Farmacia e ottiene l’incarico di farmacista negli Spedali Riuniti di Livorno. Nel 1947 avviene la sua vera svolta artistica, con l’abbandono dell’arte figurativa e l’adesione all’arte astratta, fortemente criticata nella Livorno del tempo, tanto da spingerlo a prendere contatto con il mondo dell’arte milanese più aperto alle sperimentazioni. Egli affermerà in un suo dattiloscritto inedito “Non a caso, fra 1946 e il 1947, da una pittura figurativa di paesaggi, di bottiglie, di ritratti, mi indirizzai istintivamente a fare quadri astratti, in un modo assai più casuale che non per conoscenza, in una città tagliata fuori dai centri di cultura e dopo un periodo di tanti anni di oscurantismo culturale”. Nel 1949 allestisce la sua prima mostra personale presso la Galleria Salto a Milano dove incontra Lucio Fontana ed entra a contatto con il Mondo dell’Arte Concreta. Subito apprezzato a livello internazionale, viene invitato nel ‘51 e nel ‘52 al Salon des Realies Nouvelles di Parigi e partecipa alle più importanti mostre del MAC. Tra il 1956 e 1958 nuovi eventi di carattere politico mondiale e di carattere personale influenzano la sua poetica: da un lato l’invasione da parte della Russia dell’Ungheria provoca una vera e propria crisi ideologica nell’artista, dall’altro lato, dopo l’abbandono tra il 58 e il 59 della sua professione di farmacista, per dedicarsi esclusivamente alla sua attività pittorica, il suo definitivo trasferimento a Milano, con la conseguente separazione dalla famiglia, un grave incidente stradale nel 1960 lo tiene lontano temporaneamente dalla sua attività artistica. Parteciperà nonostante tutto alla Biennale di Venezia nel 1964 con i suoi cicli “Collage vibratili” e “Spazio totale”, due generi artistici maturati durante gli anni di crisi. La sua ricerca e sperimentazione continua tra il ‘65 e il ‘75, con la creazione di opere di carattere ambientale, concentrandosi poi a partire dagli anni Settanta soprattutto sui concetti elementari di linea e colore, fino a passare negli anni Ottanta alla serie “Ritratti” e “Dipinti satanici”, in cui la sua produzione si fa più espressiva e piena di colore. Negli ultimi anni di vita si dedicherà alla serie “meditazioni” e “strutture”, continuando la sua sperimentazione artistica. Muore a Livorno nel 1992, lasciando in eredità al figlio Gianni la gestione del suo ricchissimo archivio.

La mostra milanese, prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Museo del ‘900 e Eight Art Project, in collaborazione con l’archivio Mario Nigro e con con la curatela di Antonella Soldaini e Elena Tettamanti, ripercorre nelle sale nobili di Palazzo Reale, in ordine cronologico all’interno di otto sale, l’intero percorso artistico di Nigro, mettendo il luce la sua continua sperimentazione e ricerca attraverso le diverse serie di opere prodotte e raggruppate per genere. Nelle sale, sulle pareti appositamente dominate dalla monocromia del colore grigio, le opere di Nigro appaiono ancora più suggestive e comunicative, coinvolgendo, attraverso i giochi di linee, colori e ritmi, visivamente il visitatore, che sente il bisogno di penetrarle con il cuore e con la mente, indipendentemente dalla loro complessità concettuale. La mostra si apre con l’esordio di Nigro nel mondo dell’astrattismo, attraverso la serie di “Pannelli a scacchi”, in cui i colori bianchi, neri, blu, gialli e verdi si susseguono in modo compatto e senza sfumature all’interno di scacchiere. A partire dal 1952 Nigro realizza la sua serie più originale “Spazio totale” in cui emerge il bisogno di lasciare spazio a tematiche più espressamente esistenziali, giacché come dichiarerà lui stesso “la sua è una ricerca estetica come struttura intima dell’uomo”. Questo ciclo verrà portato avanti da Nigro fino a metà degli anni Sessanta. Con la delusione politica e sociale, avvenuta nel 1956 in seguito all’invasione della Russa dell’Ungheria, la stessa logica che faceva da sfondo allo Spazio totale entra in crisi e la griglia che teneva insieme i suoi lavori si spezza creando un reticolato oppressivo dai colori foschi come in “Tensioni drammatiche”. Nei medesimi anni tra il 1961 e il 1964 Nigro si accosta alla tecnica del collage, dando vita ad una pittura di movimento, dai colori tenui e delicati, con una spiccata qualità cinetica. Nasce la serie dei “Collage vibratili”, di fronte ai quali lo spettatore ha l’impressione di trovarsi all’interno di un cristallo, trasportato in una dimensione cosmica, in cui tempo e spazio vengono annullati fino a toccare l’infinito.

Dalla metà degli anni Sessanta egli inizia a realizzare opere su strutture di legno su cui applica poi la pittura a tempera superando il limite della biodimensionalità della tela e aprendo un dialogo con il mondo dell’architettura. Di grande impatto visivo in mostra sono 4 colonne prismatiche a progressioni ritmiche simultanee (“Dallo spazio totale 1954”), che stagliandosi verso l’alto, occupano un intero spazio semicircolare e i “Tralicci”, costituiti da una serie di piccole aste di legno dipinte in diversi colori che si incrociano tra di loro a formare delle figure romboidali, presenti nella quarta stanza della mostra. |Dal concetto di “Spazio totale” l’artista passa al concetto di “Tempo totale”, in cui la linea diventa protagonista indiscussa all’interno di una produzione artistica sempre più minimalista. Le tele di questo periodo, che lui chiama “strutture fisse con licenza cromatica”, rappresentano un perenne dialogo tra colore e segno, dando vita a figure geometriche varie. Gli anni Settanta (sala quinta) vedono il nascere anche di opere legate al tema del sentimento, in particolare legate all’amore vissuto come espressione erotica ma anche in maniera romantica. Sono i titoli delle opere, “L’incontro” oppure “Trilogia dell’amore”, ancora una volta, a darne una lettura in questo senso. Una sesta sala presenta “la metafisica del colore” come omaggio a De Chirico e al suo mondo metafisico. Nel 1980 il terremoto in Irpinia spinge Nigro a comporre per un anno una nuova serie di opere caratterizzate da linee, che si interrompono su tele monocromatiche (come “Rivoluzione” e “Il terremoto -dalla Tempesta-” in cui è diretto il riferimento a Giorgione), che poi si evolvono in puntini e che infine diventano linee orizzontali: metaforicamente una riflessione sulla solitudine e sulla precarietà della vita. Dal 1987 al 1992, anno della sua morte, aumentano i cicli pittorici, come si evince dalle ultime due sale della mostra. Una serie di ritratti ripresi da personaggi mitologici, come “Agamennone”, o riflessioni sull’atto stesso di dipingere, mostrano come il colore si fa sempre più forte per divenire drammatico nel ciclo “Dipinti satanici”, nati da una ribellione alla condanna imposta ai versi satanici di Salman Rushdie.

Ultima serie composta da Nigro tra il ‘91 e il ‘92 sono “Le strutture” in cui le linee, prendendo il sopravvento sulla tela, si accumulano come segni intrecciati da un calligrafo e il colore avvolge in un unico abbraccio l’osservatore. Accompagna la mostra, per semplificare la comprensione di una poetica complessa, come quella di Nigro, aperta ad una tragicità mai tuttavia rassegnata, capace di riassumere in una sola vita, un percorso che, si può affermare, va da Kandinsky a Mondrian, un catalogo ricco di approfondimenti prodotto da Silvana editore.

Mario Nigro, Opere 1947-1992, Milano-Palazzo Reale (14.07-17.9.2023) Museo del ‘900 (14.07-5.11.2023)

( 20 agosto 2023 )

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