Nelle buste paga degli statali saranno caricati arretrati che vanno dai 370 euro della classe retributiva più bassa ai 712 di quella più alta, per una media di 492 euro. Questo il risultato dell’intesa tra sindacati e Aran. Il contratto, valido per 240 mila dipendenti, copre infatti il triennio 2016-2018. E’ ora corsa contro il tempo per accelerare e far arrivare questa una-tantum nello stipendio di febbraio. Da marzo, poi, scattano gli 85 euro (in media) dell'aumento a regime. Gli statali hanno infatti già maturato gli incrementi di due anni e due mesi, visto che l'adeguamento pieno è previsto per marzo. La stagione dei rinnovi prosegue con la trattativa per i dipendenti pubblici di Scuola, Università ed enti di ricerca. Dovrebbe essere il 2 gennaio l’incontro Aran-sindacati per riaprire il tavolo e definire gli aumenti di 85 euro medi mensili per oltre un milione di impiegati pubblici tra docenti, amministrativi, personale Ata, ricercatori. Un comparto che per la prima volta unifica Scuola, Università e Ricerca.
Il rinnovo del contratto per gli statali è diventato realtà dopo quasi un decennio di blocco. Nuove regole e scatti sullo stipendio base che vanno dai 63 ai 117 euro lordi al mese, per una media di 85 euro. Ma chi guadagna meno, da marzo, potrà contare anche su un’extra. Non solo, cambiano i licenziamenti, con una stretta su assenteismo, molestie e conflitti di interessi. Alla firma dell’accordo tra i sindacati e l’Aran, si è arrivati dopo un negoziato fiume. Le novità riguardano circa 250 mila dipendenti, gli statali in senso stretto (dai ministeriali agli agenti del fisco) ma la portata si estende a tutto il pubblico impiego, fatto di oltre tre milioni di lavoratori. Si tratta infatti di un contratto "apripista" che detterà la linea anche per gli altri comparti: sanità, scuola ed enti locali. Da qui il percorso lungo e tortuoso per giungere all’intesa. Mesi di negoziati, un tavolo rimasto aperto per tre giorni e una seduta fiume di diciotto ore. È stata restituita "dignità" ai lavoratori del pubblico, sottolinea la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan. "La firma del nuovo contratto pubblico del comparto Funzioni centrali che comprende i Ministeri, le Agenzie fiscali, gli Enti pubblici non economici, gli Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001: Enac, Cnel e Digit PA, è un fatto estremamente importante che premia gli sforzi della Cisl per ridisegnare le relazioni sindacali nella Pubblica Amministrazione a quasi 9 anni dalla sottoscrizione degli ultimi contratti delle funzioni centrali. E' un segnale positivo per tutto il paese". Sottolinea Annamaria Furlan. "Con una paziente opera negoziale ed un’attività sindacale sinergica tra Confederazione e Federazione abbiamo dato piena attuazione all’intesa siglata il 30 Novembre 2016, restituendo anzitutto dignità, attraverso risorse economiche importanti, ai tanti lavoratori e lavoratrici che hanno sempre e comunque garantito che la macchina pubblica andasse avanti e consentisse al Paese il funzionamento della imprescindibile struttura di servizi".
"Più diritti, più contrattazione, più salario", afferma la leader della Cgil, Suanna Camusso. La Uil, con il segretario confederale Antonio Foccillo, definisce la sigla "un atto di responsabilità". Ma c’è anche chi non ha sottoscritto. Hanno detto no l’Usb, la Cisal e la Cgs, bollando l’accordo come "un amaro regalo di Natale".
Una sigla attesa da un decennio, sottolinea il premier Paolo Gentiloni. Segno che "l’Italia merita fiducia", scrive su Twitter. Soddisfazione dalla ministra della P.a, Marianna Madia: "Impegno mantenuto, spiega, archiviata la logica punitiva della legge Brunetta". L’una tantum con gli arretrati, pari in media a 545 euro medi, potrebbe essere pronta già per febbraio. A marzo invece scatteranno i rialzi a regime per il 2018 e il cosiddetto elemento perequativo, che nel complesso vale 210-260 euro. Assegno questo valido solo per le prime sette fasce retributive, come indennità "contro eventuali perdite dovute al sovrapporsi dell’incremento contrattuale con il bonus Renzi". E ancora, ad aprile arriverà qualche altra piccola posta. In tutto con il rinnovo il guadagno annuo va dai 1.019 ai 1.506 euro, a seconda della qualifica. Un plafond in cui rientra anche un calcolo più vantaggioso del compenso per l’attesa. Senza contare che le amministrazioni più ricche, come quelle del parastato e le agenzie fiscali, si potranno avvalere di un plus sul salario accessorio (dai 9 euro mensili ai 14,5).
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