Sindacati e industriali prendono atto della crisi in cui si dibatte il Paese e guardano ad un nuovo Patto per il lavoro per sostenere la ripresa economica. I leader di Cgil, Cisl, Uil e Confindustria torneranno ad incontrarsi oggi pomeriggio per proseguire il lavoro avviato con il ”Patto per la fabbrica” (firmato a marzo dello scorso anno), che ha rilanciato il sistema di relazioni industriali per puntare alla crescita, attraverso la contrattazione, migliorando la competitività e la produttività delle imprese, i salari e livelli di occupazione. Sarà un’ occasione di confronto importante, tra i rappresentanti delle parti sociali, in un momento ”delicato della vita del Paese”: ”Vedremo insieme su quali punti” avviare questo nuovo percorso”, dice il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia a margine del convegno per i 60 anni del Cnel (altro servizio a pagina). Sindacati e industriali, sottolinea la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, devono ”passare alla gestione del Patto della Fabbrica” e devono "anche guardare oltre”. Per Furlan, infatti, in una fase di recessione come quella sta attraversando l’Italia ”c’è un bisogno estremo che le parti sociali che rappresentano il lavoro, in modo particolare attraverso la contrattazione, creino il futuro per questo Paese a partire dalla qualità del lavoro, cosa di cui c'è assoluta necessità”. Un modo, sottolinea il neo segretario della Cgil Maurizio Landini, ”perché le parti verifichino la condizione anche di dire delle cose comuni, verifichino se c'è questa condizione anche nei confronti del Governo, perché la situazione economica e sociale è molto pesante e pericolosa”. Per il segretario generale della Uil, si tratta di ”cominciare a ridiscutere con pacatezza” di come far ripartire l'economia e di come ridare potere di acquisto ai lavoratori attraverso il taglio delle tasse”. Oggi, dice Carmelo Barbagallo, ”serve un miracolo”; ma un miracolo, avverte pensando al Governo, ”si può fare se ci mettiamo intorno ad un tavolo e discutiamo di ciò che serve per il Paese senza il tentativo di mettere nell'angolo le parti sociali e produttive”.
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