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Terremoto, un mese dopo: la vita quotidiana tra solidarietà, paura, speranza

Rispetto ai primi giorni, adesso non c’è più polvere nell’aria. Ed è forse per questo che tornado nel centro Italia terremotato, l’immagine di distruzione che si ha davanti è ancora più nitida rispetto al 24 agosto. Le case di tela blu della Protezione civile montate per accogliere i 5mila sfollati della prima ora iniziano a diminuire. Il clima frizzante di fine settembre a mille metri di altezza non consente più di stare nelle tendopoli né ad Amatrice o ad Accumoli, né nel versante marchigiano del sisma tra i Comuni di Arquata del Tronto e Acquasanta Terme. Ad un mese dalla scossa di magnitudo 6 della scala Richter alle 3.36, in molti hanno scelto di spostarsi negli alberghi sulla costa, a San Benedetto del Tronto, persino dall’epicentro del sisma in cui la popolazione faticava a lasciare la propria terra, anche se in macerie. Tre-quattro miliardi almeno i danni stimati, che dovranno essere riparati con “procedure chiare”, sottolinea il commissario alla Ricostruzione Vasco Errani, con un decreto ad hoc che dovrebbe arrivare entro il 3 ottobre. A dargli man forte anche il premier Matteo Renzi, garantendo risorse adeguate per “ricostruire questi borghi per intero, tutti, anche più belli di prima". Intanto si pensa a togliere le persone dalle tende in fretta. Le casette in legno non saranno pronte prima della primavera, ma per iniziare i lavori di urbanizzazione serve liberare prima possibile le aree delle tendopoli. Così da alcuni giorni il numero delle persone assistite si è dimezzato rispetto alla prima ora ed è perciò sceso a 3mila, con una gran fetta dei terremotati che ha optato per il contributo di autonoma sistemazione (un aiuto mensile da 200 a 600 euro a famiglia) o per le seconde case. Un patrimonio di alloggi delle vacanze che solo ad Amatrice conta 5mila immobili, anche se è ancora presto per capire quanti hanno aderito al progetto solidale lanciato dal sindaco Sergio Pirozzi finalizzato offrire ai residenti gli appartamenti dei non residenti. Per ora sono decine le proposte, che un centinaio di tecnici sta vagliando per certificarne l’agibilità. Sta di fatto, comunque, che su 9mila sopralluoghi effettuati finora nelle quattro regioni colpite dal sisma (Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria), quasi il 47% degli edifici privati è risultato agibile; una percentuale che sfiora il 70% se si considera gli appartamenti parzialmente inagibili che possono tornare abitabili dopo minimi interventi. Ma è soprattutto la paura a frenare il rientro nelle case. La nuova “botta” forte di alcune notti fa ha fatto ripiombare tutti nel terrore - mai sedato completamente per le 10mila scosse in quattro settimane - e solo la riapertura delle scuole in strutture provvisorie è riuscita a diventare l’unico scampolo di normalità in giornate surreali. Per chi ci vive e per chi deve raccontare di loro.

"Ci fanno ben sperare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del Commissario del Governo per la ricostruzione, Vasco Errani, rese in conferenza stampa. Sono tutte condivisibili e fondamentali per passare da una gestione delle emergenze ad una politica di prevenzione strutturata e di reale messa in sicurezza del territorio". Ad affermarlo è il segretario confederale della Cisl, Giovanni Luciano. La Cisl - continua Luciano - ha chiesto da tempo ed inserito questo tipo di interventi 'mirati' nella sua posizione inviata al Governo su 'Casa Italia'. Ben venga questo decreto annunciato per il 3 ottobre che può di sicuro essere la base per una futura legge quadro sulla gestione della messa in sicurezza del territorio e sulla prevenzione". Inoltre, per l'esponente della Cisl, "le dichiarazione sulla legalità e sulla trasparenza e quelle sulle liste di merito delle aziende, le cosiddette 'white list' e l'avere stabilito che ci saranno solo quattro stazioni appaltanti, una per regione, per la ricostruzione, sono tutti ottimi segnali".

"Ci piace molto l'idea - aggiunge ancora Luciano - di ricostruire seguendo il modello territoriale cioè rimanendo 'sul posto', favorendo, così, la riattivazione economica delle aree colpite dal terremoto a partire dalle scuole ed il fatto che gli investimenti siano fuori dal patto di stabilità. Queste sono tutte procedure che abbiamo chiesto anche noi come sindacato sia negli incontri di settembre che nei documenti depositati". "Ora siamo molto ansiosi di vedere il contenuto integrale del decreto, ma come Cisl crediamo di essere sulla strada giusta con un approccio che finalmente coinvolge tutte le parti sociali e l' intero paese. Questa sinergia ci permetterà - conclude il sindacalista Cisl - di cambiare finalmente il paradigma in una Italia che ha più dell'80% del territorio esposto al rischio idrogeologico e quasi il 70% al rischio sismico"

Articolo completo su Conquiste tabloid a partire dalle ore 19

( 23 settembre 2016 )

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