Dal 6 marzo sarà possibile inviare le domande per ottenere il reddito di cittadinanza e per metà aprile sono attese le prime card con le quali sarà erogato il sussidio. Ma resta ancora in alto mare la parte del decreto che lega la misura di contrasto alla povertà all’inserimento al lavoro, poichè manca l’accordo con le Regioni sui navigator e quindi il bando per le assunzioni di coloro che dovrebbero fare da guida nell’inserimento al lavoro per chi avrà il sussidio. Da mercoledì, dunque, sarà possibile fare domanda nelle sedi dei Caf, negli uffici postali con modulo Inps, oppure sul sito del Reddito di cittadinanza (www.redditodicittadinanza.gov.it) se si è in possesso dell’identità digitale Spid. Potranno chiedere il reddito i cittadini italiani o comunitari e gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno residenti in Italia da 10 anni di cui gli ultimi 2 in via continuativa che abbiano un reddito familiare inferiore a 6mila euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza (al massimo 2,1 nel caso di famiglia numerosa). Per poter fare domanda di Reddito bisogna avere un Isee, indicatore della situazione economica, aggiornato. Ed è prevista la decadenza dal beneficio nel caso non si faccia la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, non si partecipi alle eventuali iniziative di formazione o si rifiuti un’offerta di lavoro congrua.
Il problema è che non c’è accordo tra Governo e Regioni sui navigator. I governatori continuano a esprimere contrarietà all’assunzione dei circa 6mila co.co.co. ad Anpal servizi senza prima avere definito, con una intesa Stato-Regioni, il ruolo di questi ’tutor’ che andrebbero a operare nei centri per l’impiego per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare lavoro.
E la cosa non rassicura i sindacati. Senza contare i vari aspetti critici della norma, a cominciare dal vincolo di residenza di 10 anni e dalla composizione della platea dei beneficiari, Cgil Cisl e Uil in audizione alla Camera segnalano ”con preoccupazione il tema del conflitto di attribuzioni tra Stato e Regioni sul tema delle assunzioni e, di conseguenza, della piena operatività dei cosiddetti navigator”. ”Il conflitto tra Stato e Regioni su una materia concorrente come quella delle politiche attive - aggiungono - rischia di impattare negativamente sulla buona riuscita dei percorsi di inserimento e reinserimento al lavoro dei beneficiari del Reddito di cittadinanza”.