La sentenza della Corte di Strasburgo sui fatti accaduti nella scuola Diaz a Genova, in occasione del G8, non ha stupito Felice Romano, segretario generale del Siulp. “Si trattò di una pagina nera”, dichiara a Conquiste. Ciò che invece preoccupa il leader del sindacato di polizia è l’intervento legislativo sul reato di tortura richiesto dalla stessa Corte. (Ascolta l'audio dell'intervista a Romano di Labor Tv). “Siamo certi che il dibattito che si aprirà in aula a Montecitorio sarà caratterizzato dal principio dell’emancipazione giuridica del nostro ordinamento e non dall’onda emotiva scaturita dalla sentenza della Corte di Strasburgo in merito ai fatti della Diaz”, dichiara in una nota, dicendosi certo che il Parlamento saprà dare la giusta risposta a tutte le esigenze in campo avendo la convinzione che in uno stato democratico l’ago della bilancia tra sicurezza e libertà sarà sempre nel centro anche se con un occhio di riguardo alla libertà.
“Prevedere un’aggravante specifica per tutte quelle condotte che, per dolo intenzionale, infliggono ad una persona dolore o sofferenze forti al fine segnatamente di ottenere da essa o da terza persona informazioni o confessioni, - aggiunge - costituisce il giusto risultato di garantire sia la democrazia e la tutela degli individui che fanno parte di quella società democratica ma anche la necessità di mantenere, nei soli casi espressamente previsti dalla legge, la potestà dell’Autorità di fare uso della forza quando deve contrastare una violenza nell’interesse e per la tutela dei singoli cittadini, della collettività e delle stesse Istituzioni democratiche”.
“Questo equilibrio, indispensabile per tutelare i diritti dell’uomo ma anche per rafforzare la democrazia, - prosegue Romano - rappresenta la conditio si ne qua non della vera sfida di tutte le democrazie avanzate per garantire sicurezza e libertà che sono e devono restare le due facce della stessa medaglia”.
In questo ambito, sottolinea il segretario generale del Siulp, “la previsione di un’aggravante specifica che punisca siffatti comportamenti in ogni ambito del nostro vivere quotidiano, oltre che soddisfare la convenzione dei diritti umani risponde, altresì, all’esigenza di punire allo stesso modo anche tutti quei comportamenti altrettanto gravissimi, violenti e lesivi della dignità umana, quali quelli previsti nella convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della discriminazione razziale e quelli contenuti nella Dichiarazione sull’eliminazione della violenza nei confronti della donna, accordi questi che pure sono stati sottoscritti dallo Stato italiano”.
Da qui la certezza che “il Parlamento saprà dare la giusta risposta a tutte le esigenze in campo - conclude - avendo la convinzione che in uno stato democratico l’ago della bilancia tra sicurezza e libertà sarà sempre nel centro anche se con un occhio di riguardo alla libertà”.
Ma la sentenza della Corte di Strasburgo ha aperto anche un'altra questione. Vale a dire l'opportunità politica della permanenza di Gianni De Gennaro, all'epoca dei fatti del G8 a capo della Polizia e uscito assolto dal processo che ne seguì, alla presidenza di Finmeccanica dove era stato nominato dal governo Letta.
Per il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan "qualche riflessione De Gennaro e il governo" la dovrebbero "obbligatoriamente fare". La Corte Europea di Strasburgo ha infatti condannato l’Italia per tortura quando De Gennaro era a capo della Polizia. Lo stesso De Gennaro è stato nominato presidente di Finmeccanica dal Governo, principale azionista della società, nel 2013, ed è stato riconfermato al suo incarico dal governo Renzi. Secondo Annamaria Furlan "ci vuole una grande fiducia che ogni cittadino deve giustamente poter porre nella polizia dello Stato come in ogni altro corpo di sicurezza del nostro paese". E lo si deve fare, spiega Furlan, "soprattutto valorizzando il lavoro di quelli che sono impegnati in questi corpi dello Stato e che ogni giorno magari rischiano la vita".