I 309 rintocchi, uno per ogni vittima, della campana della Chiesa di Santa Maria del Suffragio, meglio conosciuto come Anime Sante, alle 3 e 32, ora del terremoto del 6 aprile 2009, hanno concluso la notte dedicata alla memoria. A nove anni dalla tragedia dell’Aquila non si sono attenuati dolore e commozione, sentimenti che hanno segnato i cuori fin dalla fiaccolata che, secondo alcune stime, ha richiamato circa 5mila persone. Oggi in città molte le iniziative di commemorazione in un centro storico ancora immerso dai cantieri. Tra ritardi e difficoltà, infatti, i lavori di ricostruzione continuano ad andare a due velocità: una più spedita che riguarda quella degli edifici privati arrivata quasi al termine, l’altra più lenta che interessa invece gli edifici pubblici, in particolare le scuole.
Il costo complessivo della ricostruzione pubblica è di 2 miliardi e 200 milioni di euro, di cui quelli finanziati sono 2 miliardi e quelli effettivamente erogati 1 miliardo e 367 mila euro. Su circa 600 interventi previsti ne sono stati portati a termine meno della metà (284): 11 sono ancora in fase di programmazione, 96 in progettazione, 85 in attuazione e 122 in collaudo.
Interventi importanti che anche i sindacati si augurano che arrivino al più presto visto che c’è ancora molto da fare in particolare nel centro storico come conferma Lucio Girinelli, segretario generale Filca regionale: “La parte esterna della città fuori le mura è quasi completata, mentre nel centro storico c’è ancora un gran bel lavoro da mettere in campo”.
Il paradosso vuole che nemmeno in questo territorio dove c'è ancora da ricostruire, le problematiche legate al lavoro si fermano. Alcune grandi imprese del territorio, ad esempio, stanno licenziando a causa di due problemi principali, come ci spiega il segretario generale della Filca dell’Aquila Pietro Di Natale: ”Il primo è legato al ritardo nei pagamenti, l’altro invece alla lentezza nell’autorizzazione dei progetti”.
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