Tre morti sul lavoro al giorno, 700 decessi dall'inizio dell'anno, 20mila negli ultimi 10 anni. Sono i dati aggiornati resi noti domenica scorsa in occasione della 69/a edizione della giornata per le vittime degli incidenti sul Lavoro promossa dall'Anmil. ”Una strage” dicono i sindacati e i numeri. Un’emergenza sociale sulla quale il presidente della Repubblica Mattarella ha dettato parole molto severe nei confronti del legislatore e della politica: ”Tanto resta da fare per colmare lacune, contrastare inerzie e illegalità, per sconfiggere opportunismi”. Significativa la richiesta di una ”corretta attività di vigilanza cui devono essere assicurate le risorse necessarie”. L’aumento delle morti bianche è infatti anche determinato dal calo dei controlli sul rispetto delle norme di sicurezza nelle aziende. ”Serve - ha proseguito Mattarella - un'azione continua, rigorosa, di prevenzione. L'applicazione e il rispetto delle norme”. La sicurezza di chi lavora non solo è ”una priorità sociale”, ma è anche, ha sottolineato il Capo dello Stato, ”uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte”.
Il ministro del Lavoro Catalfo ha fatto sapere che sarà avviato il coordinamento delle banche dati sulla sicurezza e sarà attivato una sorta di rating per privilegiare e selezionare le imprese più virtuose nell'accesso ad appalti e commesse pubbliche.
Osserva la leader Cisl Furlan: ”Non si può morire ancora di lavoro nel terzo millennio. Negli ultimi dieci anni più di 15 mila persone sono morte nei luoghi di lavoro. È una strage terribile. Come una guerra. La nostra Repubblica è fondata sul lavoro ed il lavoro deve essere sicuro e dignitoso. Ovunque nel territorio, dal Nord al Sud ed in tutti i settori produttivi”