In Italia si creano meno posti di lavoro che altrove, chi ha un’occupazione lavora sempre di più e aumentano le disuguaglianze retributive tra operai e impiegati e dirigenti.
E’ questo il quadro sconfortante della situazione nel nostro Paese, che emerge da un Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, che da solo giustificherebbe non una ma dieci manifestazioni come quella organizzata da Cgil Cisl e Uil per il prossimo 9 febbraio contro la manovra del Governo.
Negli ultimi dieci anni (2007-2017), secondo il Rapporto, il numero di occupati in Italia è diminuito dello 0,3%; mentre in Germania è aumentato dell’8,2%, nel Regno Unito del 7,6%, in Francia del 4,1%; e la media nell'Unione europea segna un +2,5%. Al Sud il tasso di occupazione è ancora al 34,3% (2,9 punti percentuali in meno rispetto al 2007), al Centro è al 47,4% (lo 0,4% in meno), nel Nord-Ovest al 49,7% (l'1,1% in meno), nel Nord-Est al 51,1% (l'1,3% in meno). Quindi, non solo creiamo meno lavoro degli altri Paesi europei, ma ne cancelliamo di più proprio la dove ce n’è meno.
Non bastasse, sempre secondo il Rapporto, il 50,6% dei lavoratori afferma che negli ultimi anni si lavora di più, con orari più lunghi e con maggiore intensità. Quasi 5 milioni di italiani (4,8) lavorano oltre l'orario senza il pagamento degli straordinari; 4 milioni lavorano di domenica e nei giorni festivi; 4,1 milioni lavorano da casa oltre l'orario di lavoro con e-mail e altri strumenti digitali; e 2,1 milioni di lavoratori svolgono turni di notte.
E per di più guadagnando meno, con una forbice retributiva sempre più ampia. Rispetto al 1998, infatti, nel 2016 il reddito individuale da lavoro dipendente degli operai è diminuito del 2,7% e quello degli impiegati si è ridotto del 2,6%; mentre quello dei dirigenti è aumentato del 9,4%. Nel 1998 il reddito da lavoro dipendente di un operaio era pari al 45,9% di quello di un dirigente ed è calato al 40,9% nel 2016. Quello di un impiegato era il 59,9% di quello di un dirigente ed è sceso al 53,4% nel 2016. Così, con le retribuzioni degli impiegati sempre più schiacciate su quelle degli operai e sempre più distanti da quelle dei dirigenti si è impoverita la classe media e si è assestato un colpo quasi mortale alla domanda interna, mandando a picco i consumi e inchiodando al palo gli investimenti (poichè il reddito in eccesso delle retribuzioni più alte va in accumulazione o al massimo sul mercato immobiliare).
Gli effetti patologici di questa accelerazione da criceti nella ruota sono rilevanti: 5,3 milioni di lavoratori sono afflitti da sintomi da stress; 4,5 milioni non hanno tempo da dedicare a se e alla famiglia; e 2,4 milioni vivono contrasti in famiglia a causa delle ragioni su menzionate.
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