Da lunedì 18 aggio circa 800 mila imprese commerciali e dei servizi hanno potuto di nuovo alzare la saracinesca dopo oltre due mesi di chiusura dettata dall’emergenza epidemiologica da Covid 19. Si tratta di circa il 68,1% delle oltre 1,2 milioni imprese esistenti. I dati arrivano dalla Confcommercio che segnala però come tra i bar e i ristoranti riusciranno ad aprire solo il 70% circa della platea, con più o meno 196.000 che saranno pronti ad accogliere i clienti con le nuove regole e circa 83 mila che resteranno chiusi al momento: perché il gestore ritiene non ci siano le condizioni per continuare a lavorare o perché non si è ancora organizzato vista la grande confusione nelle informazioni su quali saranno le nuove modalità. La Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, lancia inoltre l’allarme occupazione: gli imprenditori stimano un crollo del 55% dei loro fatturati a fine anno e questo si tradurrà in un minor impiego di personale, già a partire da domani. Secondo le stime, infatti, il numero dei dipendenti impiegati calerà del 40%, con 377mila posti di lavoro a rischio.
In questi mesi di lockdown sono rimaste chiuse oltre il 68% delle attività di commercio e servizi totali e tra queste una quota significativa riguarda il commercio con 240.596 negozi, su circa 433.000 totali (il 55,6%), e precisamente sono state chiuse 72.000 imprese dell'abbigliamento e calzature (il 90,5% del totale), 14.000 punti vendita di mobili (il 100%) e oltre 59.000 ambulanti di beni non alimentari. Per quanto riguarda i servizi di mercato, le imprese che sono state chiuse sono 583.659 (su oltre 778.000 esistenti) e si concentrano nel settore della ristorazione e bar con quasi 280.000 imprese, dell'alloggio con 31.000 imprese e delle attività artistiche, sportive e di intrattenimento con 73.523 imprese. Significativa anche la sospensione di tutte le agenzie di viaggio e dei tour operator e dei servizi per la cura della persona, quali parrucchieri e trattamenti (oltre 132.000 attività, tutte chiuse fino ad aggi).
Sulla sicurezza nella riapertura interviene la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan che sottolinea: ”Servono regole omogenee e certe - ha detto - le attività economiche che da ieri hanno riaperto. Bisogna garantire sicurezza a lavoratori e cittadini attraverso il puntuale rispetto dei protocolli regionali sulla sicurezza. Il sindacato - conclude la leader della Cisl - vigilerà su questa priorità per il bene del Paese”.
E per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini all’avvio della Fase 2 ”la contrattazione deve supportare le riaperture con la definizione di nuovi modelli organizzativi, condivisi e sostenibili, finalizzati al mantenimento dell’occupazione e a garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.