L’inchiesta milanese ha finora portato a sei indagati per violazione della normativa sulla sicurezza e la tutela nei posti di lavoro e a sanzioni per oltre 733 milioni di euro alle società coinvolte. Iscrizioni ed ammende scattate dopo le verifiche dei carabinieri del nucleo di tutela del lavoro, che hanno controllato oltre 60 mila ciclo fattorini, prima a Milano e poi sull’intero territorio nazionale, portando alla luce forti carenze nella sicurezza di questi lavoratori. In gioco anche altro. I magistrati hanno infatti avviato un’indagine fiscale su Uber Eats, la filiale del colosso americano già finita al centro di un’inchiesta per caporalato che ha portato al commissariamento di Uber Italy e a dieci indagati. L’obiettivo dell'iniziativa giudiziaria è ” verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta per sottrarre a tassazione redditi prodotti in Italia”.
Commenta il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra: ”L'inchiesta della procura di Milano mette sotto i riflettori quello che la Cisl denuncia da tempo: una deregulation inaccettabile, da superare una volta per tutte includendo tutti i lavoratori digitali dentro le tutele di un buon accordo contrattuale. Il riferimento principale per noi resta nei contenuti il Contratto nazionale del lavoro della logistica”. Sbarra chiede al governo ”la immediata attivazione del tavolo istituito presso il ministero del Lavoro sul settore del food delivery per riprendere gli incontri interrotti dalla crisi di Governo e dare concretezza a intese con Assodelivery che superino il cottimo e costruiscano garanzie universali per le persone su retribuzioni e previdenza, sicurezza e malattia, welfare e tredicesima, ferie e Tfr, diritto alla disconnessione e alla privacy”. Conclude Sbarra: ”Bisogna assicurare la massima trasparenza ed equità di algoritmi incaricati di gestire l’organizzazione del lavoro di decine di migliaia di persone, contrastare ogni forma di abuso e di intermediazione illecita, rendere esigibili i diritti su salute e sicurezza. Per questo torniamo a chiedere anche la sottoscrizione di specifici accordi quadro contro il caporalato digitale e sulla salute e sicurezza dei ciclofattorini. Occorre infine istituire presso il ministero uno specifico Albo delle piattaforme digitali presenti nel Paese per garantire la trasparenza sulle aziende operanti nel settore. Solo così si daranno certezze ai lavoratori e prospettiva a un comparto che deve necessariamente legare protezione sociale e benessere dei riders a buona flessibilità negoziata”.
Giampiero Guadagni