Tre gli assi strategici del progetto: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Ma tre sono alcune priorità trasversali a molti progetti sui quali il governo intende porre l'attenzione: le donne, i giovani, il Sud. Posto primario ha la sanità, alla quale vanno quasi 20 miliardi di interventi. Aumentano le risorse per il capitolo istruzione e ricerca e quelle per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura.
Le linee di intervento e le politiche da attuare con il Piano sono accompagnate da riforme di contesto, in sintonia con le Raccomandazioni al Paese da parte dell’Unione europea. Al centro: Pubblica amministrazione, giustizia, fisco, lavoro. Obiettivo: rafforzare l’ambiente imprenditoriale, ridurre gli oneri burocratici, rimuovere i vincoli che hanno rallentato la realizzazione degli investimenti o ridotto la loro produttività. Tra questi ostacoli, la complessità e la lentezza della giustizia.
Altro tassello necessario è la riforma del sistema tributario italiano, in particolare l'Irpef, per renderlo più equo, semplice ed efficiente.
Perché il Piano possa dispiegare i suoi effetti in termini di maggiore occupazione, sarà affiancato da un impegno costante per migliorare il mercato del lavoro in termini di maggiore equità. L’obiettivo è tutelare i lavoratori vulnerabili anche attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali, promuovere nuove politiche attive del lavoro per accompagnare la transizione ecologica e digitale, garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro per assicurare un'esistenza libera e dignitosa. E per migliorare la performance del Paese in termini di produttività del lavoro ci dovrà essere una attenzione particolare alla formazione lungo tutto l’arco della vita.
Queste dunque alcune delle ”carte” portate ieri sera da Conte per convincere soprattutto Renzi. Il Recovery viene dunque messo in salvo e inviato alle Camere, esito questo frutto della moral suasion del Quirinale che considera la posta in gioco è troppo alta, per metterla a rischio nell'ambito di una verifica di governo. E forse è l’unico pounto che mette d’accordo le forze di maggioranza e anche quasi tutte quelle di opposizione.
Ma la rottura politica tra Conte e Renzi appare ormai insanabile. Troppi i nodi di metodo e merito ancora irrisolti, a partire dall’utilizzo del Mes.
Da Palazzo Chigi in mattinata si è fatto sapere che ”se il leader di Italia viva si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente del Consiglio sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Iv”. Ma la ministra di Iv Bellanova replica: ”E’ Conte a tenere in ostaggio la maggioranza”. Se la titoalre dell’Agricoltura e la collega Bonetti si dimetteranno, la sfida con il premier potrebbe spostarsi in Parlamento, con una conta davvero complicata soprattutto al Senato. Una prospettiva guardata con timore da Pd, M5S e Leu.