L’accordo raggiunto tra Banca Popolare di Bari e i sindacati bancari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin getta le basi per il salvataggio dell’istituto di credito pugliese: gli esuberi che verranno "spalmati" in un arco temporale di dieci anni
Il testo sottoscritto prevede, appunto, circa 650 esuberi (sul totale di 2.700 dipendenti) che usciranno gradualmente nell’arco di 10 anni anche con l'utilizzo delle norme per l'anticipo della pensione "Quota 100". I pensionamenti e i prepensionamenti saranno gestiti solo su base volontaria e permetteranno un risparmio di 67 milioni di euro; meno rispetto ai 70 milioni inizialmente chiesti dai commissari. Saranno chiuse 91 filiali, anche in questo caso con una riduzione rispetto alla richiesta dei commissari di 94.
Scongiurata qualsiasi ipotesi di esternalizzazione. Verranno confermati tutti i contratti di lavoro a tempo determinato.
"Nell'accordo - sottolineano i sindacati - non hanno trovato spazio nè i riferimenti alla legge 223 del 1991 sui licenziamenti collettivi nè i riferimenti al demansionamento delle lavoratrici e dei lavoratori. La mobilità del personale sul territorio sarà fortemente limitata. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto una forte discontinuità nel management affinchè il piano industriale sia gestito ad un nuovo gruppo dirigente. Mediocredito centrale, che si appresta a diventare socio stabile della Popolare di Bari, ha assunto l'impegno sul futuro del gruppo, in particolare manifestando l'intenzione di sviluppare il progetto volto alla creazione di un polo bancario del Sud".
"Abbiamo cercato di rappresentare al ministro Gualtieri l'importanza della tutela degli azionisti - afferma il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano - anche perchè 70mila risparmiatori pugliesi sono la spina dorsale della nostra economia. Quindi è vero che è necessario salvare la banca, è vero che bisogna essere attenti alle questioni occupazionali, ma la cosa più importante - conclude - è dare una prospettiva a questi 70mila azionisti".
"L'intervento delle segreterie generali di Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin e di Abi e il costruttivo sistema di relazioni sindacali del settore hanno contribuito positivamente al dialogo necessario ad individuare l'accordo per garantire la continuità aziendale e consentire il rilancio della banca, nell'interesse dei lavoratori e dell'economia del territorio, famiglie e imprese". Così anche Salvatore Poloni, presidente del Comitato per gli affari sindacali e del lavoro di Abi.