La variazione della popolazione nel 2023 rivela un quadro eterogeneo tra le ripartizioni geografiche. Nel Mezzogiorno la variazione è negativa, -4,1 per mille. Nel Nord, invece, la popolazione aumenta del 2,7 per mille. Stabile quella del Centro (+0,1 per mille). A livello regionale, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), in Lombardia (+4,4 per mille) e in Emilia-Romagna (+4,0 per mille). Le regioni, invece, in cui si è persa più popolazione sono la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille). Con appena 379 mila bambini venuti al mondo, il 2023 mette in luce l'ennesimo minimo storico di nascite, l'undicesimo di fila dal 2013, evidenzia l'Istat. Un processo, quello della denatalità, che dal 2008 (577 mila nascite) non ha conosciuto soste. Calano anche i decessi (661mila), l'8% in meno sul 2022, dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22. Da quanto detto sopra emerge un saldo naturale ancora fortemente negativo (-281 mila unità).
In tale contesto, riparte la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l'arco temporale disponibile per le potenziali madri. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel 2023 l'età media al parto si porta a 32,5 anni (+0,1 sul 2022). Tale indicatore, in aumento in tutte le ripartizioni, continua a registrare valori nel Nord e nel Centro (32,6 e 32,9 anni) superiori rispetto al Mezzogiorno (32,2), dove però si osserva l'aumento maggiore sul 2022 (era 32,0).
”Il nostro Paese è destinato ad un rapido e inesorabile declino se non saranno attuate rapidamente delle politiche familiari ed economiche serie contro l’inverno demografico”, sottolinea il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo. "Il dato di 379 mila bambini venuti al mondo, ben al sotto delle già drammatiche previsioni, che si attestavano sui 382 mila, non solo è lontanissimo dall'obiettivo delle 500 mila nascite entro il 2034 che dovremmo raggiungere per evitare il crollo del Paese, ma anzi è un trend che continua a peggiorare non mettendo sosta al declino demografico iniziato nel 2008”
Giampiero Guadagni