”Il cantiere di Monfalcone va riaperto immediatamente: è inaccettabile che a pagare il prezzo delle iniziative che la magistratura prende per tutelare l'ambiente, siano in primo luogo proprio gli stessi lavoratori che si vogliono tutelare, oggi quelli di Fincantieri, ieri quelli dell’ Ilva”.
Questa la dichiarazione del segretario confederale Cisl, Giuseppe Farina nella giornata successiva alla notizia del sequestro del cantiere come misura cautelare per presunte irregolarità dal punto di vista della tutela ambientale. Aggiunge Farina: ”La salute ed il lavoro non possono essere messi in alternativa. Fincantieri deve fare quanto è necessario per risolvere i problemi e riaprire immediatamente il cantiere e la magistratura dimostrare più attenzione e responsabilità nella gestione dei reati ambientali e sulle possibili conseguenze delle proprie disposizioni. Ci auguriamo - conclude Farina - che l’iniziativa assunta dal governo sappia assicurare nei modi e nelle forme che riterrà opportuni, una immediata soluzione al problema”.
Da parte sua anche il segretario generale della Fim Marco Bentivogli osserva: ”La sicurezza e la salute, in un ambiente di lavoro, sono valori non negoziabili. Ma a Monfalcone non è questo in discussione. Qui non si tratta di essere pro o contro la magistratura, anche perché due tribunali hanno giudicato compatibili le misure di Fincantieri per stoccaggio e smaltimento dei residui di lavorazione e uno solo ha negato questa compatibilità”. E allora, ”non può essere che sia l’interpretazione della norma, se i residui sono prodotti da Fincantieri o da terzi, a determinare la chiusura di un cantiere che dà lavoro a 4.500 persone. Tra l’altro, non si tratta di rifiuti tossici ma di scarti di lavorazione, lamiere, tubi e materiali per allestimento navi. In tutto il mondo su queste cose ci si confronta e si risolvono i problemi”. L’azione ispettiva è fondamentale se è costante e diffusa nel territorio. Nel Cantiere di Monfalcone, osserva il leader Fim, non è mancata: dal 1 giugno 2011 al 31 marzo vi sono state 280 ispezioni solo su questioni relative ad ambiente e sicurezza.
Alcune aree del cantiere di Monfalcone della Fincantieri sono state messe sotto sequestro preventivo in attuazione di un provvedimento del Tribunale penale di Gorizia. Sono aree destinate alla selezione dei residui di lavorazione "strategiche per il regolare svolgimento del ciclo produttivo", precisa la società - attivandosi per ottenere la sua revoca. Il sequestro rientra nell'ambito di un'indagine avviata nel maggio 2013 dalla procura di Gorizia. La richiesta di sequestro, secondo quanto si apprende, era stata respinta dal Gip del Tribunale di Gorizia, nonchè da quest’ultimo Tribunale in sede di appello. Un successivo ricorso per Cassazione presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia era stato però accolto e dunque il Tribunale isontino era stato nuovamente investito della questione disponendo stavolta la misura cautelare.
"Chiederemo all’azienda interventi rapidi e risolutivi, oltre che il massimo della chiarezza sulla reale situazione di eventuale pericolo delle aree poste sotto sequestro, che a dire il vero, sino ad oggi non abbiamo mai registrato, o di eventuali violazioni di norme". Interviene anche il segretario nazionale Fim Cisl, Michele Zanocco. "Eravamo a conoscenza - prosegue Zanocco - di un procedimento giudiziario in corso che aveva già visto i giudici, in primo e secondo grado, dare ragione all’azienda relativamente alla correttezza della gestione del parco rifiuti. Le soluzioni vanno trovate tenendo aperto il cantiere. Questo al fine di evitare, come invece sta accadendo, che a pagare siano i circa 5mila lavoratori diretti e dell’indotto, e soprattutto va evitato che si metta a rischio - conclude - il più grande cantiere navale italiano e con esso l’economia di un intero territorio".
"Chiudere il cantiere di Monfalcone significa mettete a rischio i 5mila lavoratori coinvolti, tra diretti ed indiretti, e con loro il piu' grande cantiere navale italiano e, di conseguenza, l'economia di un intero territorio". Ad affermarlo e' il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania, che chiarisce: le soluzioni vanno trovate tenendo aperto il cantiere. Pur nel rispetto dell'operato della Magistratura, e senza entrare nel merito delle decisioni assunte in diverso grado dal Tribunale di Gorizia, auspichiamo che l'azienda intervenga in modo rapido e risolutivo e faccia chiatezza sul reale stato di pericolo delle aree poste sotto sequestro.