Se gli attuali flussi migratori saranno confermati, nel 2030 in Italia ci saranno 4 milioni di stranieri occupati e il loro contributo alla crescita del Pil aumenterà dal 9 al 15% è quanto emerge dai dati dell'ufficio studi della Cisl illustrati durante un convegno sull'immigrazione.
"L'Europa che monetizza, che respinge e che non accoglie non è l'Europa del futuro". Lo ha affermato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, in occasione del convegno 'Migranti: dai muri all'accoglienza e all'inclusione nell'Europa dei diritti',organizzato dallo stesso sindacato. "Non possiamo immaginare un'Europa che non mette al centro il valore della persona e la solidarietà. Il tema fondamentale è l'accoglienza", ha sottolineato Furlan ricordando "le parole di Papa Francesco sull'Europa dei popoli. Dobbiamo ripartire da questo".
Secondo la Cisl, "gli immigrati sulla popolazione totale italiana aumenteranno dal 8,2% del 2015 al 14,6% di cui il 21,7% nella fascia 0/14 anni ed il 17,4% nella fascia 15/64 anni". La Cisl ha stimato che tra 15 anni gli immigrati occupati in Italia raddoppieranno da poco più di 2 milioni del 2015 (circa 10% del totale) a 4 milioni del 2030 (18% del totale), invertendo la dinamica declinante dei flussi di migrazione per lavoro che dal 2010 è calata dell'84%. Il contributo degli immigrati al Pil crescerà conseguentemente, dal 9% al 15%. Secondo i dati del sindacato, dei 2.294.000 attualmente immigrati nel nostro paese con un regolare contratto di lavoro, 1.238.000 sono uomini ed 1.056.000 donne, occupati al 70% come operai, con un reddito che, per il 40% degli occupati, è inferiore agli 800 mensili, un tasso di disoccupazione pari al 16,9% ed una crescita elevata degli stranieri inattivi a 1.200.000 di cui il 70% donne. Le richieste di asilo nel 2015 sono aumentate da 626.960 a 1.321.600, + 110,8% nella U,E. A 28 , con punte del 793,5% in Finlandia, 314,1% in Ungheria, 214,5% in Austria, 163,2% in Spagna, 135,1% in Germania, 100,1% in Svezia, 96,7% in Belgio, 83,8% in Ungheria, 83,6% nei Paesi Bassi, sino al40% in Grecia ed al 30,1% in Italia che ha visto più che raddoppiare le domande nel 2014 rispetto al 2013. L'Italia riceve, prevalentemente, profughi africani che seguono la rotta centrale (dal Camerun, dalla Nigeria, dal Niger, dalla Repubblica Centrafricana ai porti libici di Zuwara, Zawiya, Tripoli, Sabrata o cirenaici di Bengasi dai quali si imbarcano per Lampedusa) e la rotta orientale che arriva, a sua volta ai porti libici e cirenaici ed alla Sicilia partendo dal Corno d'Africa (Uganda, Kenya, Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan, Sud Sudan). Le nazionalità dichiarate al momento dello sbarco in Italia (dati del 21 luglio 2016) sono le seguenti: Nigeria 17%, Eritrea 12%, Gambia 8%, Costa D'Avorio 7%, Sudan 7%, Guinea 7%, Senegal 6%, Mali 6%, Somalia 5%, Egitto 3%, altre 22%. La rotta occidentale, che attinge al bacino territoriale compreso fra Senegal, Guinea e Mali attraversa la Mauritania ed il Marocco, arriva, come destinazione prevalente, in Spagna. Secondo la Cisl, con questi Paesi l'Europa dovrebbe avviare, selettivamente, politiche di cooperazione, di scambi culturali, di formazione delle a quelli investiti da guerre e catastrofi in collaborazione con l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, dai quali competenze professionali e dei gruppi dirigenti, di migrazioni circolari e reciproche. Il fenomeno dei trafficanti di migranti dovrebbe essere stroncato all'origine creando centri di accoglienza, assistenza ed identificazione nei Paesi limitrofi organizzare canali legali e sicuri di ingresso in Europa. L'Italia ha bisogno di una svolta complessiva nella strategia europea per affrontare con efficacia e con successo la sfida umanitaria dei rifugiati, ma anche il ritorno del nostro Paese ad una crescita stabile di lungo periodo"' ha affermato Giuseppe Gallo, responsabile dell'ufficio studi della Cisl.
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