Un ruolo chiave nelle partite aperte sarà svolto dal ministero dell’Economia, passato dalle mani di un tecnico a quelle di un politico, Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi. Il primo passo sarà il varo del nuovo decreto Aiuti, il quarto, per affrontare l’emergenza del caro energia, che dovrà camminare in parallelo con la manovra; oppure ricorrere a un emendamento al decreto Aiuti ter che deve essere convertito in legge. A prescindere dalle decisioni a livello europeo sul price cap, ci sono spese obbligate se si vuole confermare l'impianto degli aiuti già messi in campo: bonus sociale per le famiglie, sgravi per le imprese, abbattimento degli oneri di sistema, ulteriore proroga dello sconto benzina.
Per finanziare i primi interventi il governo potrà attingere al tesoretto di 10 miliardi di euro di minor deficit lasciato in dote dal precedente governo che dovrà però essere sbloccato con un voto del Parlamento. Secondo calcoli della Cgia, per salvare i bilanci delle famiglie e delle imprese sarà necessario impiegare entro la fine dell'anno almeno 70 miliardi di euro: 35 per dimezzare il caro bollette e altrettanti, con la manovra, per non far decadere dal prossimo gennaio alcune misure introdotte dal governo uscente.
Il primo scoglio, a livello politico, potrebbe essere decidere se ricorrere o meno a un nuovo scostamento di bilancio che Meloni considera l’extrema ratio. Poi c’è la legge di bilancio, che ha margini strettissimi e che parte già da 25-30 miliardi. La priorità è garantire che il debito continui a scendere, per evitare di allarmare l'Europa e i mercati. Il nuovo quadro programmatico dei conti dovrà tenere conto di una serie di fattori: inflazione galoppante, crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina, evoluzione della pandemia.
Le parti sociali intendono misurare il governo Meloni sui fatti. Nessun pregiudizio da sindacati e imprese, ma la richiesta di confronto e risposte alle emergenze.
Sabato scorso nelle stesse ore in cui il nuovo Esecutivo giurava al Quirinale, Cgil Cisl e Uil erano in piazza a Roma con i segretari generali per dire che tra le priorità ci deve essere la sicurezza sul lavoro. Tre morti ogni giorno sono inaccettabili, per fermare la strage servono prevenzione e controlli, formazione e norme più severe.
Osserva il leader Cisl Sbarra: ”Sta arrivando una grave fase di recessione che, insieme all'impennata dei prezzi, farà aumentare diseguaglianze, povertà, disoccupazione. Senza misure adeguate a Bruxelles e a Roma rischiamo una catastrofe economica e sociale peggiore di quella Covid”. Sbarra sollecita l’Esecutivo ad aprire subito al riformismo, sviluppando un confronto stabile con il mondo del lavoro, muovendosi sul doppio binario dell’emergenza e della prospettiva. In particolare un intenso e strutturato dialogo viene chiesto alla neo ministro del Lavoro Marina Calderone, che ha dato immediata disponibilità in questo senso.
Giampiero Guadagni