Crescono le imprese e i lavoratori, ma aumentano anche le richieste di Cig e le domande di disoccupazione.
Nel 2017, fa sapere l’Inps, le imprese del settore privato non agricolo che sono risultate attive sono 1.650.468, con un aumento del 1,07% rispetto al 2016. Ma aumentano anche i lavoratori, visto che le posizioni lavorative (quindi i contratti attivi) in media erano 14.140.977, in aumento del 3,7% sul 2016. La somma totale dei contributi annui è di circa 129 miliardi di euro, con un aumento del 2,83% rispetto all’anno precedente.
Nei primi 10 mesi del 2018, poi, si registra una crescita dei contratti stabili. Le assunzioni dei datori di lavoro privati nei primi 10 mesi di quest’anno sono state 6.358.000 (+5,7%) a fronte di 5.784.000 cessazioni (+9,3%) con un saldo positivo di 574.000 contratti. E la variazione netta sui rapporti di lavoro a tempo indeterminato (assunzioni più trasformazioni meno le cessazioni) è stata positiva per 207.541 unità. Un risultato positivo realizzato soprattutto grazie al boom delle trasformazioni di rapporti da tempo determinato a tempo indeterminato (+64,9%). I contratti a tempo determinato aumentano del 5,3%; quelli di apprendistato crescono dell’11,9%; gli stagionali salgono del 6%; quelli in somministrazione del 5,2%; e i contratti intermittenti del 7,4%.
Le richieste di Cig, invece, aumentano. A novembre, infatti, le imprese italiane hanno chiesto all’Inps 22,45 milioni di ore di cassa integrazione con un aumento del 16,9% rispetto a ottobre e un calo del 20,7% rispetto a novembre 2017. Mentre le domande di disoccupazione presentate a ottobre sono state 310.167, con un aumento dell’8,4% sullo stesso mese del 2017. Nei primi 10 mesi dell’anno sono state presentate 1.693.538 domande con una crescita del 6,3% sui primi 10 mesi del 2017.
"Per il terzo mese di seguito - commenta il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra - aumentano le ore autorizzate di cassa integrazione e le domande di disoccupazione crescono”. Purtroppo, aggiunge, ”nuove aziende stanno entrando in sofferenza, come ci si poteva attendere dopo la frenata del Pil registrata dai dati del terzo trimestre 2018”. ”L’Inps - prosegue Sbarra - segnala anche, per il terzo mese consecutivo, un andamento sempre più positivo per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, che continuano ad aumentare, mentre si riduce la crescita dei contratti a termine". Dati in controluce, per il sindacato, che mostrano da una parte una situazione sulla quale pesano i segnali di flessione del Pil e dall’altra un’indicazione positiva con il lavoro stabile che da inizio anno ha ripreso a crescere, complici la ripresa e gli incentivi. ”L’Italia - sottolinea Sbarra - è ad uno snodo difficile, in cui i segnali negativi rischiano di prevalere sui positivi se non si fanno scelte per riposizionare il paese dal punto di vista della crescita e della competitività investendo su infrastrutture, politica industriale, sostegno ai settori produttivi, innovazione, ricerca, formazione e competenze che invece nella Legge di bilancio, in esame in queste ore al Senato, fortemente sbilanciata sulla spesa corrente, non sono adeguatamente sostenute, come dimostrano i tagli pesanti alle poste finanziarie che riguardano crescita, investimenti e Mezzogiorno".
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