Oltre 7,5 milioni di italiani sono esposti quotidianamente al rischio idrogeologico, dato che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose. E' quanto emerge dall'indagine 'Ecosistema Rischio 2017', realizzata da Legambiente con Unipol. Presentata oggi a Roma, ha per oggetto le attività nelle amministrazioni comunali per la riduzione del rischio idrogeologico ed è basata sulle risposte fornite da 1.462 amministrazioni al questionario inviato ai 7.145 comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica (oltre l'88% del totale) secondo i dati dell'Ispra.
Dal 2010 al 2016, stando alle stime del Cnr, le sole inondazioni hanno provocato nella penisola la morte di oltre 145 persone e l'evacuazione di oltre 40 mila persone, ricorda il documento. Per non parlare poi dei danni economici causati dal maltempo e che solo nell'ultimo triennio (2013-2016), secondo i dati dell'unità di missione Italiasicura, sono stati pari a circa 7,6 miliardi di euro. Lo Stato ad oggi ha risposto stanziando circa il 10% di quanto necessario, 738 milioni di euro. - "I dati dell'indagine Ecosistema Rischio evidenziano la forte discrepanza che ancora esiste tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nel nostro Paese e la mancanza di un'azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio nazionale". E' quanto afferma Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, in occasione della presentazione a Roma dell'indagine 'Ecosistema Rischio 2017', realizzata da Legambiente con Unipol. L'inchiesta ha per oggetto le attività nelle amministrazioni comunali per la riduzione del rischio idrogeologico ed è basata sulle risposte fornite da 1.462 amministrazioni al questionario inviato ai 7.145 comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica (oltre l'88% del totale) secondo i dati dell'Ispra. Le azioni da intraprendere, ha proseguito Ciafani, devono "prevedere alcuni presupposti imprescindibili, quali un adeguato stanziamento di risorse economiche e di fondi anche per i piani di adattamento al clima, un controllo e un coordinamento sui progetti e sugli interventi perchè siano realmente efficaci e, soprattutto, un approccio diverso basato su politiche urbanistiche e territoriali di adattamento al clima per ridurre gli effetti devastanti che frane e alluvioni continuano ad avere sul nostro territorio, come ad esempio la delocalizzazione degli edifici più a rischio. Infine un'efficace azione di prevenzione passa inevitabilmente attraverso la diffusione di una cultura della convivenza con il rischio, attraverso piani comunali di emergenza di Protezione Civile adeguati e aggiornati e attività di formazione e informazione per la popolazione sui comportamenti da adottare in caso di allerta, frane e alluvioni".