Sette aziende su dieci in Italia sono risultate irregolari durante gli ultimi controlli di Ferragosto. A confermarlo l’Ispettorato del lavoro che, con il Nucleo Tutela del lavoro dei Carabinieri, nei giorni scorsi ha ispezionato aziende, in larga prevalenza nel settore dei pubblici esercizi, della ristorazione, della ricettività turistica, in tutta Italia tranne in Sicilia, dove l'ispettorato è autonomo e fa capo alla Regione. Con l'intervento delle task force - si legge in una nota dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro - emerge che “su 211 aziende, ben 149, pari a circa il 71%, sono risultate irregolari immediatamente; 58 aziende sono state chiuse con provvedimento di sospensione dell'attività”.
“Se tra le aziende ispezionate attive a ferragosto 7 su 10 operano con lavoratori in nero, con violazioni in materia di busta paga e di tracciabilità dei pagamenti, e con persone che percepiscono indebitamente il reddito di cittadinanza, vuol dire che in questo Paese dobbiamo contrastare un quadro di illegalità diffusa nel lavoro - commenta Bruno Giordano, magistrato e direttore dell'Ispettorato - e vuol dire che controlli e controllori sono sempre più necessari per la tutela della legalità del lavoro”.
Che il lavoro nero in Italia non è ancora sconfitto lo confermano anche gli ultimi dati della Cgia di Mestre elaborati su dati (2019) dell'Istat. A livello nazionale, l'Ufficio studi della Cgia stima in poco meno di 3,3 milioni di persone che quotidianamente per qualche ora o per l'intera giornata si recano nei campi, nelle aziende, nei cantieri edili o nelle abitazioni degli italiani per esercitare un'attività lavorativa irregolare: il tasso di irregolarità è al 12,8 % mentre il peso del valore aggiunto generato dall'economia sommersa è del 4,9 %.
Una piaga sociale ed economica, sottolinea la Cgia, che, su base regionale, presenta livelli molto diversificati. La Lombardia, ad esempio, sebbene conti oltre 504 mila lavoratori occupati irregolarmente, è il territorio meno interessato dal fenomeno: il tasso di irregolarità è pari al 10,4%, mentre l'incidenza del valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare sul totale regionale è pari al 3,6%, il tasso più basso presente nel Paese.
Per contro, la situazione più critica si registra in Calabria: a fronte di soli 135.900 lavoratori irregolari, il tasso di irregolarità è del 22% e l'incidenza dell'economia prodotta dal sommerso sul totale regionale ammonta al 9,8%. Nessun'altra realtà territoriale presenta una performance così negativa. Al Nord il lavoro nero, afferma l'associazione artigiana, è sotto controllo, diversamente dal Sud. Nel settentrione, dopo la Lombardia, tra le regioni solo sfiorate dal nero vi sono il Veneto, la provincia di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e l'Emilia Romagna. In queste realtà il peso del fatturato generato dal sommerso rispetto al Pil regionale oscilla tra il 3,7 e il 4%.
Sara Martano