Venerdì 22 novembre 2024, ore 18:38

Ucraina 

L'Italia parla di pace 

L'Aula del Senato ha confermato giovedì la fiducia al Governo sul decreto Ucraina con voti 214 voti favorevoli, 35 contrari e nessun astenuti. Il provvedimento è approvato in via definitiva. Poche le assenze ”non giustificate” tra le fila della maggioranza, a differenza di quanto avvenuto alla Camera lo scorso 17 aprile, quando è stato dato il primo via libera al provvedimento.
Dunque, l’ultimatum di Draghi sembra avere avuto effetto. L’avvertimento che un no all’aumento delle spese militari al 2% del Pil, nel rispetto degli accordi con la Nato, avrebbe fatto ”venire meno” il patto di maggioranza ha riportato la calma tra i partiti che sostengono il Governo. La condizione è che l'adeguamento avvenga con "gradualità" come dice anche il leader del M5S Conte, cioè entro il 2028 e non già nel 2024. Una gradualità che il ministro della Difesa Guerini ha assicurato oggi ma che - dicono dal Pd ma anche da Fi - era già un dato acquisito da tempo. La crisi, almeno per ora, è scongiurata, ma certo restano cicatrici profonde nel rapporto tra M5s e Palazzo Chigi e il clima è ormai di diffidenza anche con il Pd. Al Nazareno non piace il racconto pentastellato che parla di soldi sottratti a sanità e sussidi per comprare armi: ”Non c’è e non ci sarà nessuno scambio tra investimenti nel sociale e quelli nella difesa”. D’altra parte, come ha ricordato lo stesso Draghi nel suo faccia a faccia con Conte, tutti gli ultimi governi, compresi i due di Conte, hanno incrementato gli investimenti proprio per rispettare gli impegni presi in sede internazionale. E giovedì, rispondendo ai giornalisti alla stampa estera, il premier ha sottolineato: sulle spese militari, ”le decisioni verranno prese, per forza di cose, ma se siamo seri serve un coordinamento Ue”. Parliamo di difesa europea, ha rimarcato Draghi, ”non solo per gli eventi attuali, ma perché questi richiamano all'importanza di una unione politica e la difesa è il passo più importante per l'unione politica perché implica l'accettazione di una politica estera. Tutti noi saremmo alleati per sempre in futuro e questo sarebbe l'obiettivo più grande mai raggiunto. L'Italia ne è sempre stata convinta fin dai primi anni ’50 quando De Gasperi invocò la costruzione di una difesa europea e non ci si riuscì”. Sul Def, ha aggiunto, ”non è prevista alcuna indicazione sulle spese militari, ma ad oggi non c’è alcun problema: l’impegno dell’Italia è stato preso nel 2014 e ribadito da tutti i governi”.
Draghi ha riferito anche del colloquio con Putin di mercoledì. ”Nella lunga telefonata ho detto che volevo parlare di pace e gli chiesto se era possibile un cessate il fuocoo. Al momento però non ci sono le condizioni, anche se è stato aperto un corridoio per Mariupol. Il presidente russo mi ha detto che i tempi per un incontro con Zelensky non sono ancora maturi. Per Putin ci sono piccoli passi avanti nei negoziati. Ho notato un cambiamento di tono in lui, ma sono molto cauto nell'interpretare i segni. Restiamo con i piedi per terra”. L’Italia è stata richiesta come garante da Russia e Ucraina sull’attuazione di eventuali clausole negoziate fra i due Paesi. ”Il contenuto delle garanzie è presto per dirlo, dipenderà dal risultato del negoziato”. I contatti con il Cremlino continuano. E pur mostrando cautela, aggiunge che le posizioni si sono un po’ avvicinate e che le sanzioni funzionano. Draghi dice di avere anche ”aspettative positive” sul ruolo della Cina. Quanto all’Osce ”è direttamente coinvolta nell'avvio di un negoziato, è un canale di collegamento molto importante. L'Onu è molto presente sul fronte umanitario. In Italia abbiamo 80 mila profughi, in Germania oltre 300 mila. Quanto più le conseguenze umanitarie si riverseranno nella guerra quanto più sarà importante l'Onu”.
Osserva il premier italiano: ”Alla pace si arriva se l’Ucraina si difende”. Aiutare l'Ucraina e mostrarci così uniti e compatti nella guerra è anche difendere l'ordine multilaterale, le regole che ci hanno accompagnato dalla fine della seconda Guerra e hanno dato democrazia, pace e benessere. Il multilateralismo si deve adattare come la globalizzazione ma non si interrompere: difendiamo questi valori con convinzione".
Sollecitato sulla questione dei pagamenti in rubli del gas, Draghi ha risposto: ”Le parole di Putin sono state: i contratti vigenti rimangono in vigore, le aziende europee continueranno a pagare il gas in euro o in dollari. Da quello che ho capito, la conversione in euro o in rubli spetta a Mosca, ovvero è un fatto interno alla Federazione russa. La sensazione che ho avuto io è che non sia affatto semplice cambiare la valuta di pagamento senza alterare i contratti”. Il premier ha inoltre confermato che i Paesi del Sud Europa - in particolare Italia e Spagna - possono essere ”hub per il gas oggi ma soprattutto un hub di idrogeno domani”. Infine, a una domanda diretta sul rischio di una interruzione delle forniture di gas, ha risposto secco: ”Le esportazioni di gas dalla Russia non sono in pericolo”. Certo è che ”Germania e Italia, insieme ad altri paesi che sono importatori di gas, petrolio, carbone grano, stanno finanziando la guerra. Per questo l’Italia nel Consiglio europeo ha spinto così tanto, insieme ad altri Paesi, verso l’attuazione di un price cap al prezzo del gas. Non c’è' nessun motivo perché il gas sia così alto per gli europei”.
Gli impegni assunti nel 2014 in sede Nato vanno rispettati, così come gli affidamenti riconfermati il 10 marzo al vertice europeo: bisogna assicurare una modulazione diversa, serve più gradualità anche per fronteggiare questa difficile emergenza economica e sociale che sta tenendo in sofferenza il Paese". Lo afferma il segretario della Cisl Sbarra, sulle spese militari al 2% del Pil. Osserva ancora Sbarra: ”Poi bisogna costruire una politica di difesa comune in Europa e da questo punto di vista fanno bene Parlamento e Governo a garantire la piena coerenza con gli impegni assunti in sede internazionale”. Il Governo, aggiunge Sbarra, ”in questi ultimi mesi, ha adottato due importanti decreti: il sostegni ter e il decreto energia per sostenere le fasce deboli e le famiglie, per ridurre il prezzo della bolletta energetica e per sostenere alcuni settori industriali e comparti in difficoltà. Misure che vanno rafforzate. Ecco perché chiediamo a Governo e Parlamento di valutare uno scostamento di bilancio. È debito buono: la partita va giocata a livello nazionale ed europeo”. Proprio su questi temi, la settimana prossima, ha annunciato ieri Draghi, il Governo incontrerà i sindacati.
Intanto mondo del lavoro e dell'impresa, come già avvenuto in passato, intendono rispondere in modo puntuale e concreto attivando un conto corrente bancario ad hoc, collegato a un fondo di solidarietà nel quale far confluire contributi volontari da parte delle lavoratrici, dei lavoratori delle imprese, di cittadine e cittadini. Le modalità di intervento, sempre di ordine umanitario, saranno decise, di volta in volta da uno specifico Comitato di indirizzo. Lo riferiscono Cgil Cisl e Uil, che hanno lanciato un appello alle associazioni datoriali per condividere, oltre alle iniziative già messe in campo dalle singole associazioni, un sostegno mirato a sviluppare azioni concrete per il popolo ucraino nella emergenza e per il futuro.
Confindustria, Agci, Casartigiani, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato Imprese, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria, Legacoop - si legge in una nota - hanno risposto positivamente, condividendo i valori della pace, della democrazia, della solidarietà, dell’amicizia tra i popoli di fronte alla drammaticità della situazione che la guerra sta determinando in Ucraina, con milioni di profughi e migliaia di vittime civili. Cgil, Cisl e Uil e le Associazioni datoriali firmatarie ribadiscono ”l'esigenza di un immediato cessate il fuoco in Ucraina e nelle altre aree coinvolte da conflitti bellici. Bisogna tornare al pieno rispetto del diritto internazionale, alla centralità dei negoziati e delle diplomazie per risolvere le controversie tra Stati. Va riaffermato il valore universale della pace come punto di partenza di ogni accordo che rafforzi i diritti umani, la democrazia e la libertà”.
Giampiero Guadagni

( 31 marzo 2022 )

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