Brucia l'Italia delle vacanze: mentre rimane l'emergenza Vesuvio, dove è intervenuto l'esercito, roghi sono segnalati, tra l'altro, in Sicilia, in Sardegna, in Calabria e in Puglia, una mappa da 'record', ricorda la Protezione Civile: ieri sono state 47 le richieste dei mezzi aerei dello Stato, con lo spegnimento di 13 incendi. In totale nel 2017 sono state 764 le richieste, sottolinea il Dipartimento, "un picco da 10 anni". In un mese, da metà giugno ad oggi, è andato in fumo in Italia tutto quel che è bruciato nell'intero 2016. E' la fotografia dell'emergenza incendi che emerge dai dati di Legambiente: sono infatti 26.024 gli ettari di superfici boschive persi nelle fiamme, pari al 93,8% della superficie totale bruciata nell'intero anno scorso. Le regioni più colpite sono la Sicilia con 13.052 ettari in fiamme, la Calabria con 5.826 e la Campania con 2.461. A seguire Lazio (1.635), Puglia (1.541), Sardegna (496), Abruzzo (328), Marche (264), Toscana (200), Umbria (134) e Basilicata (84). L'associazione denuncia i "troppi e ingiustificati ritardi a partire dalle Regioni". Alle 18 di ieri si sono registrati circa 1.200 interventi in Italia per gli incendi boschivi e di vegetazione da parte dei vigili del fuoco. Più di 400 automezzi antincendio a supporto dei 900 uomini dispiegati sul territorio nazionale. Il numero maggiore di roghi si è verificato nuovamente in Sicilia, dove i Vigili del fuoco hanno effettuato 499 interventi. Seguono la Puglia con 259 interventi, la Calabria e la Campania con 249 e il Lazio con 190.
Il Governo presta grande attenzione sulla situazione degli incendi "perchè è critica e delicata". A dirlo è il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, nella sede del Parco Nazionale del Vesuvio a Ottaviano. "Siamo intervenuti immediatamente. Abbiamo - ha spiegato - oggi una condizione difficile in tutto il Sud Italia. Abbiamo in questo momento 31 incendi attivi in tutta Italia, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Stiamo gestendo al meglio, coi mezzi che abbiamo, la situazione. Abbiamo una flotta potente - ha concluso - ma sono altrettanto potenti gli incendi che si stanno sviluppando".
“Se l’Italia brucia la reponsabilità non è solo del clima torrido e di comportamenti dolosi. Ci sono delle responsabilità evidenti di molte regioni ed il mancato controllo preventivo sul territorio da parte delle istituzioni statali". Lo dichiara in una nota Pompeo Mannone, Segretario Generale della Fns Cisl, la Federazione Nazionale della sicurezza della Cisl. “Nonostante la legge quadro del 2000 sullo spegnimento degli incendi boschivi permetta alle regioni di stipulare convenzioni e non solo con il Corpo Forestale dello Stato e con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, pochissime di esse si sono attivate in tale senso. Ad aggravare la situazione è inoltre l’impossibilità di attivare convenzione con il Corpo Forestale che è stato sciaguratamente sciolto e le cui competenze ambientali ed agroalimentari sono passate all’arma dei Carabinieri e l’antincendio boschivo ai Vigili del Fuoco. Un errore ed una decisione assolutamente inadeguata se si considera che prima il CFS concorreva con almeno 2000 unità per fronteggiare insieme ai Vigili del Fuoco tale gravosa incombenza. Proprio per questo la nostra Organizzazione sindacale ha intrapreso iniziative vertenziali per rappresentare al Governo la necessità che il Corpo dei Vigili del Fuoco sia potenziato negli organici e nei mezzi e fronteggiare, così, al meglio questa calamità. Pensiamo che il Governo ed il Parlamento debbano modificare le competenze oggi affidate alle Regioni su questa materia e passare le stesse allo Stato. L’inefficacia degli interventi si è avuta con i roghi che ancora sono attivi in Sicilia , nonostante questa regione sia a Statuto speciale e quindi con poteri diversi e più ampi di quelli delle regioni a statuto ordinario. Per fortuna centinaia di uomini e mezzi dei VVF sono arrivati dal resto della penisola per dare sostegno alle forze locali in campo ma occorre una rifondazione del sistema complessivo dell’antincendio boschivo".
"I roghi che stanno devastando vaste aree boschive del nostro Mezzogiorno mettono in drammatica evidenza un vuoto inaccettabile nelle politiche nazionali di prevenzione e di difesa del patrimonio forestale e ambientale del nostro Paese". Ad affermarlo in una nota è Luigi Sbarra, segretario generale della Fai, la federazione agroalimentare-ambientale della Cisl. "Non c'è una visione d'insieme, - sostiene - manca una seria progettualità che assicuri una strategia unitaria per innalzare il livello di tutela e sorveglianza nelle nostre aree verdi. Strategia che non può che partire dalla valorizzazione di un comparto forestale che invece è stato storicamente colpito e mortificato. Chiediamo al Governo l'apertura immediata di un tavolo di coordinamento che unisca Regioni, enti locali e Parti sociali nella gestione di questa sfida". "L'Esecutivo - incalza Sbarra - dia segni di attenzione; il Mipaaf batta un colpo. Se c'è volontà politica si agisca subito, aprendo una fase di coordinamento nazionale su controlli, prevenzione, manutenzione delle aree. Si assicurino le necessarie dotazioni, mezzi efficienti, organici sufficienti e ben organizzati. Un traguardo che richiede uno sforzo collettivo e un indirizzo al momento completamente assente. Questo è il momento di agire e di lavorare insieme perché drammi incontrollati come quelli a cui stiamo assistendo non si verifichino più", conclude il sindacalista.