La scelta della Commissione Antitrust Ue di non decidere sulla partnership Ita-Lufthansa è incomprensibile perché le presunte criticità che erano state segnalate in passato sono state puntualmente superate, mettendo in pratica tutte le indicazioni prescritte dalla stessa Commissione Europea.
La compagnia italiana, nata dalle ceneri di Alitalia, ha dovuto scontare diverse penalizzazioni: ha perso il nome, i servizi di manutenzione e di handling e, per dare seguito positivo alla fusione, è disposta a cedere il numero di slot imposti dalla Commissione Ue.
Come abbiamo ribadito in più occasioni, Ita, nelle dimensioni attuali, da compagnia bonsai, rischia di andare incontro a una progressiva perdita di valore con ripercussioni negative inevitabili sulla tenuta economica dell’azienda stessa e dell’intera filiera con danni rilevanti ai suoi dipendenti e al personale in cassa integrazione che attende di rientrare. Non solo. Più si rallenta lo sviluppo previsto dal piano industriale più l’azienda rimane nelle attuali condizioni. Paradossale che proprio una compagnia italiana non possa cogliere le opportunità offerte dal mercato del trasporto aereo, protagonista di una crescita e una ripresa post Covid ben oltre le aspettative, con un 2023 superiore al 2019, che ha visto il traffico nel nostro Paese salire a 197 milioni di passeggeri (dati Enac).
Pertanto, alla luce di questi motivi, ci aspettiamo che la Commissione Antitrust Ue si pronunci in modo favorevole atteso che tutte le condizioni poste sono state soddisfatte.
Salvatore Pellecchia
Segretario generale Fit Cisl