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Istat, da febbraio persi 300mila posti di lavoro per Covid 

Dopo la sostanziale stabilità di ottobre e dopo mesi drammatici, tornano a crescere gli occupati, mentre si fa più marcata la diminuzione dei disoccupati. Lo certificano gli ultimi dati Istat, che confermano, tuttavia, i danni pesantissimi prodotti dal Covid sul mercato del lavoro.
Il tasso di occupazione sale dunque al 58,3% (più 0,2 punti) e il livello dell'occupazione nel trimestre settembre-novembre supera dello 0,6% quello del trimestre precedente (giugno-agosto 2020), con un aumento di 127mila unità.
Nel trimestre calano sia le persone in cerca di occupazione (meno 2,8%, pari a 67mila) sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (meno 0,8%, pari a 117mila unità).
Tuttavia, come detto, i dati degli ultimi nove mesi sono drammatici. I livelli di occupazione e disoccupazione registrati a novembre 2020 ”sono inferiori a quelli di febbraio 2020, rispettivamente di 300 mila e di oltre 170 mila unità, mentre l'inattività è superiore di quasi 340 mila unità”.
Rispetto a febbraio, il tasso di occupazione è più basso di 0,6 punti percentuali e quello di disoccupazione torna invece a essere inferiore di 0,5 punti.
Per quanto riguarda novembre, la crescita mensile dell’occupazione (più 0,3%, pari a 63mila unità), spiega l' Istat, riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (più 0,5%, 73mila unità), gli autonomi (più 0,6%, 29mila) mentre i dipendenti a termine, segnano una riduzione (-1,5%, 40mila unità). Nel complesso il tasso di occupazione sale al 58,3% (più 0,2 punti).
Ad allarme c’è poi la crescita, sempre a novembre, del numero di inattivi, ovvero delle persone che non sono occupate e non cercano un lavoro: l’aumento rispetto a ottobre è pari allo 0,5%, ossia 73mila unità. Il tasso di inattività sale dunque al 35,8% (più 0,2 punti). Nel confronto annuo c’è un balzo degli inattivi del 3,6%, pari a 479mila unità.
Nei dodici mesi, il calo degli occupati è pesantissimo: meno 390mila unità (1,7%). Un calo che non riguarda i permanenti, che crescono dello 0,8% (più 123mila). Sulla tenuta di questo tipo di contratti influisce ovviamente il blocco dei licenziamenti, prorogato fino a marzo grazie al pressing dei sindacati. Calano fortemente, invece, sia i dipendenti a termine (meno 13,6%, pari a 410mila), sia gli indipendenti (meno 2%, pari a 103mila).
Dai analoghi sul lavoro arrivano anche dalla Cna. A novembre l’occupazione nelle imprese artigiane, micro e piccole ha registrato un andamento ”sostanzialmente piatto” con un aumento dello 0,2% rispetto all'anno precedente, secondo l'Osservatorio lavoro dell’associazione. All'apparenza un dato positivo ma che è stato determinato ”in gran parte da fattori esterni al mercato del lavoro: dal divieto di licenziamento al massiccio ricorso alla cassa integrazione guadagni”. I dati dei primi undici mesi indicano, per il 2020, l'arresto della crescita dei posti di lavoro dopo cinque anni. A novembre le cessazioni, rispetto allo stesso mese del 2019, hanno registrato un calo del 20,4% ed è stata altrettanto brusca la riduzione delle assunzioni (-22,3%). Quando l'intervento pubblico cesserà e ”solo in quel momento - sottolinea la Cna - si potrà conoscere quanto effettivamente l'emergenza sanitaria avrà affetto l'occupazione in Italia e, in particolare, nelle imprese artigiane, micro e piccole”.

( 8 gennaio 2021 )

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