In Italia c’è un ”esercito di poveri” in attesa che ”non sembra trovare risposte e le cui storie si connotano per un’allarmante cronicizzazione e multidimensionalità dei bisogni”. Lo sottolinea Caritas nel Rapporto 2018 su povertà e politiche di contrasto. Il numero dei poveri assoluti - secondo i dati Istat - ”continua ad aumentare” e supera i 5 milioni. ”Dagli anni pre-crisi ad oggi il numero dei poveri è aumentato del 182%, un dato che dà il senso dello stravolgimento” causato appunto dalla crisi. Su 197.332 persone che nel 2017 si sono rivolte ad un centro Caritas, il 42,2% è di nazionalità italiana. Le storie di povertà intercettate ”risultano più complesse, croniche e multidimensionali”.
Esiste uno zoccolo duro di disagio: tra gli individui in povertà assoluta i minorenni sono 1 milione 208mila (il 12,1% del totale) e i giovani nella fascia 18-34 anni 1 milione 112mila (il 10,4%). Insomma. oggi quasi un povero su due è minore o giovane.
Tra i fattori determinanti dell’ingresso in uno stato di bisogno, il grado di istruzione (in Europa l’Italia è al penultimo posto, dietro solo la Romania, per quanto riguarda il raggiungimento della laurea). e la rottura dei legami familiari.
Cosa fare allora? Per la Caritas occorre ”continuità nelle politiche nazionali, e il mantenimento dell’impianto strutturale e delle linee di sviluppo già insite nel Rei, da ampliare e migliorare in tanti aspetti, ma non smontare allo scopo di dar vita ad una nuova misura con un profilo radicalmente differente. Una scelta simile assesterebbe infatti un colpo fatale alla possibilità di dar vita ad incisive politiche contro la povertà nel nostro Paese”.
Sulls tessa linea l'Alleanza contro la povertà, che chiede di rafforzare la lotta alla povertà tramite uno strumento che sia in linea con il Reddito d'Inclusione e che sappia dare continuità al lavoro iniziato.
Sottolinea il Capo dello Stato Mattarella: ”Gli interventi di contrasto alla povertà devono avere la capacità di tradursi in un investimento sulle persone, sulle loro abilità e la loro formazione, al fine di promuovere un percorso di crescita individuale e di evitare che la povertà si traduca in crescente marginalità sociale”.
La piaga della povertà ”va affrontata con una vera politica di crescita economica, sociale e culturale nel nostro Paese”, commenta da parte sua la segretaria generale della Cisl Furlan.
Per la numero uno di Via Po ”sono davvero preoccupanti i dati del Rapporto della Caritas”. E occorre riflettere sul fatto che la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età. ”Chi è meno scolarizzato è oggi tagliato fuori non solo dal mercato dal lavoro ma anche da ogni attività di inclusione sociale. La povertà educativa - continua Furlan - è uno dei principali problemi del nostro paese, un fenomeno come sottolinea anche la Caritas principalmente ereditario, che riguarda in gran parte famiglie colpite dalla tradizionale povertà socio-economica, soprattutto nel Mezzogiorno. Chi nasce povero ha meno opportunità e possibilità di risalire nell'ascensore sociale”.
Per Furlan, inoltre, ”il fatto che l’Italia continui a essere al penultimo posto in Europa per numero di laureati e che il 14% dei ragazzi in Italia abbandona precocemente gli studi, testimonia l’insufficienza delle nostre politiche scolastiche e di formazione. Questo è uno degli aspetti più deboli della manovra del Governo. Come ha sottolineato il Presidente della Repubblica Mattarella, occorre soprattutto un investimento sulle persone, sulla loro formazione, sull’intero sistema scolastico, per promuovere un percorso di crescita individuale ed evitare che la povertà si traduca in una crescente marginalità sociale. Oltre naturalmente a incrementare i fondi, in modo da raggiungere tutte le famiglie in povertà assoluta e migliorare l’assistenza ed i servizi sociali, coinvolgendo tutti gli attori impegnati sia livello centrale che nel territorio”.