Lavoro. E’ questa l'emergenza italiana anche secondo il Censis, che ha presentato venerdì mattina il 52.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Negli ultimi 10 anni, spiega il direttore generale Massimiliano Valerii, ”abbiamo perso 1 milione 400 mila giovani lavoratori, sicuramente per effetto del declino demografico, ma anche per condizioni di lavoro che penalizzano soprattutto le giovani generazioni”. Tra i nodi principali da affrontare anche quello della ”ripartenza” differenziata dei territori. Nel 2017, rispetto al periodo pre-crisi, il pil è rimasto sotto ancora di 4 punti; ma ci sono regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna in fortissima ripresa, mentre molte regioni del Sud restano molto indietro. Osserva allora Valerii: ”Lavoro, infrastrutture, innovazione sono i tre capitoli fondamentali” in uno scenario economico allarmante. Le famiglie che si trovano in condizione di povertà assoluta sono in aumento: 6,9% del totale, vale a dire un milione e 793mila. E di queste quasi un terzo sono straniere. In Italia si registra poi un vero e proprio ”mal di casa”, con 650mila famiglie in graduatoria per un alloggio sociale e 100 nuclei familiari che vengono sfrattati ogni giorno. Tra il 2000 e il 2017 il salario medio annuo degli italiani è aumentato solo dell'1,4% in termini reali, vale a dire poco più di 400 euro annui, 32 in più al mese se considerati su 13 mensilità. Molto meno degli altri popoli europei. Solo il 23% degli italiani afferma di aver migliorato la propria condizione socioeconomica rispetto ai genitori. E per il 56% ”non è vero che le cose hanno iniziato a cambiare sul serio”.
Impietosa la diagnosi del Censis: ”La delusione per lo sfiorire della ripresa e per l’atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani. La non sopportazione degli altri sdogana i pregiudizi, anche quelli prima inconfessabili”. Il Censis parla in proposito di ”sovranismo psichico”, prima di quello politico, che spesso rivolgono contro gli stranieri. Pochissima convinzione anche rispetto all'Unione europea: oggi secondo il Censis, il 43% degli italiani pensa che far parte delle istituzioni europee abbia giovato all'Italia contro una media del 68% nel resto del Vecchio continente. In questo Italia è all'ultimo posto in Europa, addirittura dietro la Grecia della troika e il Regno Unito della Brexit.
Insomma, come sottolinea leader della Cisl Furlan, il rapporto Censis delinea ”un quadro decisamente preoccupante per il nostro Paese che deve far riflettere tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali, economiche e sociali”. Gli italiani ”sono oggi molto delusi e senza speranze, come dimostra il dato che il 90% delle persone con basso reddito sono convinte che la loro condizione non cambierà mai.
E’ un paese che fa molta fatica a crescere, che si affida solo ad internet ed ai social network per vincere la solitudine. Ecco perché non c’è altra strada che ripartire, con decisione e con provvedimenti straordinari, dalla crescita, dal lavoro e quindi dagli investimenti pubblici e privati, scommettendo sulla formazione e sulla scuola per ricostruire un patto sociale fra le generazioni e le diverse aree del Paese”.