Hic sunt Leone (s). Nelle ore che hanno preceduto il primo giorno di votazione per la scelta del nuovo presidente della Repubblica, è cominciato ad aleggiare lo spettro del Professore e politico napoletano eletto nel 1971 al 23.mo scrutinio. Ci vollero due settimane, l’elezione più lunga nella storia repubblicana.
Forse non si arriverà a tanto: davvero nessuno se lo può permettere, tra Pnrr ed emergenza pandemia. Ma anche dopo la rinuncia di Berlusconi, i Grandi Elettori non hanno ancora trovato la via d’uscita. D’altra parte nessuna coalizione ha numeri certi, nessun leader ha vera leadership e può considerarsi il kingmaker (come nell’ultimo caso Renzi lo fu per Mattarella).
Le prime tre votazioni, per cui serve la maggioranza qualificata dei due terzi, si risolveranno in tre giornate di ulteriore riflessione. Dalla quarta, con la maggioranza assoluta, il gioco entrerà nel vivo.
Si conteranno i consensi per i nomi già in campo, emergeranno per forza le candidature finora nascoste.
In gioco c’è non soltanto la più alta carica dello Stato, ma anche il futuro della legislatura,la nuova legge elettorale, la credibilità in Europa, la ripresa economica. In una prospettiva non così lontana, la possibile scomposizione e ricomposizione dei poli. Dunque, anche i destini personali degli attuali capi di partito.
Una sfida multipla che chiede riflessi pronti e se possibile condivisione.
Hic sunt leones era l’espressione associata alle carte geografiche dell’impero romano, in cui veniva usata per indicare le ignote regioni africane, a indicare che da quel punto in poi non si aveva idea di cosa si sarebbe potuto trovare esattamente, fatta eccezione per le belve feroci.
Più in generale l’immagine è associata ad un pericolo insidioso dalla natura imprecisata.
Può essere di conforto ricordare che lo stesso concetto può essere formulato con un’altra locuzione: ”Hic sunt dracones”: ”Qui ci sono i draghi”. ..
Giampiero Guadagni