La Cisl torna a chiedere la partecipazione dei lavoratori alla governance delle Poste attraverso l’azionariato collettivo. "Questa - sottolinea il segretario generale Annamaria Furlan in una lettera aperta al premier, Matteo Renzi pubblicata sull’Unità - sarebbe una svolta storica per il nostro paese, una sfida sociale e culturale che come sindacato lanciamo al Governo, a tutte le forze politiche ed alle altre forze sociali". Nei prossimi giorni il Tesoro collocherà il 40% del capitale di Poste Italiane sul mercato azionario - sottolinea in premessa Furlan - "si tratta di una operazione finanziaria importante che avrà ripercussioni, speriamo positive, sul futuro dei servizi postali, sui nuovi investimenti dell’azienda e sulla gestione del risparmio dei cittadini, visto che le Poste raccolgono quasi 500 miliardi all’anno di depositi, finanziando in parte la Cassa Depositi e Prestiti. Ma questa parziale privatizzazione di Poste può e deve diventare anche un’opportunità per rendere più moderne e forti le relazioni industriali nel nostro paese". La riforma dei contratti e la partecipazione dei lavoratori sono per la Cisl complementari. "Tocca ai sindacati ed alle imprese - dice - legare sempre più gli aumenti salariali alla produttività, alla qualità dei prodotti e dei servizi, attraverso la contrattazione aziendale e territoriale, sia nel lavoro privato che in quello pubblico. Ma è giunto il momento di valutare se e come un modello di riferimento simile a quello americano o tedesco possa essere mutuato nel nostro paese, applicando finalmente l’articolo 46 della Costituzione, non solo per responsabilizzare il lavoratore, ma anche per concorrere ad una democratizzazione della finanza italiana".
Furlan chiede di non commettere l’errore fatto negli anni Novanta. "Fu davvero una occasione perduta- sottolinea - perchè tante aziende importanti si sono disperse, sono andate in mani straniere ed hanno avuto una forte regressione sia sul mercato, sia sul piano occupazionale. In alcuni casi si crearono dei grandi monopoli privati al posto di quelli pubblici. Non dobbiamo commettere ora lo stesso errore con le Poste. Bisogna - avverte - incentivare fiscalmente l’azionariato collettivo in modo che i lavoratori possano indicare i loro rappresentanti nel Consiglio d’Amministrazione o in quello di sorveglianza. Ecco perchè l’azienda postale può diventare davvero un modello per tutto il mondo produttivo italiano".