La partita dunque è politica. E anche le ultime sono state ore di incontri, trattative sottotraccia e telefonate per trovare una via di uscita. Il premier martedì è salito al Colle per fare il punto della situazione con il Presidente. La linea non sembra cambiata. Nelle sue comunicazioni in Aula dovrebbe esserci un’agenda ristretta ma ben chiara di impegni da rispettare a cominciare dalle misure contro la crisi sociale e sull’emergenza energetica, dalle riforme del Pnrr al sostegno all'Ucraina e alla lotta alla pandemia.
Poco prima della salita al Colle ieri a Palazzo Chigi è andato il segretario del Pd Letta. La Lega ha immediatamente espresso “sconcerto” per il fatto che Draghi non abbia ricevuto anche i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica. Nel centrodestra, al di là della posizione di Meloni che spinge per il voto, la certezza è che Lega e Forza Italia non vogliono più governare con il M5S. In questo senso sono andati gli incontri di Salvini prima con i vertici della Lega poi con Berlusconi.
Da parte sua il M5S continua il lacerante dibattito interno. L'ormai ex Di Maio si è detto convinto che il direttivo pentastellato della Camera ha già deciso di votare la fiducia a Draghi.
Intanto cresce il pressing interno ed internazionale affinché Draghi resti alla guida del Governo.
Sulla vicenda interviene il leader della Cisl Sbarra: “Una crisi di governo in una fase così complessa, con una emergenza economica incalzante, nel pieno di schiacciati dall’inflazione e dagli effetti della guerra è un atto di irresponsabilità”. Sottolinea il numero uno di Via Po: “Dobbiamo dare forza e continuità all'azione riformatrice avviata in questo anno e mezzo e non sprecare questi mesi cruciali. La posta in gioco è altissima e richiede a tutti il massimo senso di responsabilità, di coesione nazionale, di visione collettiva”.
Giampiero Guadagni