Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato. La salita al Quirinale giovedì mattina dopo una brevissima comunicazione alla Camera. La decisione il premier l’aveva già comunicata ai ministri prima che fosse lasciata cadere la sua richiesta di un nuovo patto per ripristinare l’unità nazionale. La risposta di Conte da una parte, Salvini e Berlusconi dall’altra è stata, per motivi diversi, un no secco. Il Capo dello Stato Mattarella ha sciolto le Camere, dopo aver convocato nel pomeriggio al Quirinale la Presidente del Senato Casellati e il Presidente della Camera Fico. Mattarella, sprona le forze politiche a rispettare il percorso di riforme che blinda il cammino del Pnrr.
Premier e Governo restano in carica per il ”disbrigo degli affari correnti”. L’Esecutivo si limiterà ad assicurare una continuità amministrativa, adottando atti urgenti. In particolare potrà emanare decreti legge in quanto dettati da casi di necessità e urgenza ed esaminare i relativi disegni di conversione; esaminare i disegni di legge di ratifica dei trattati, i ddl di delegazione europea e della legge europea se si tratta di atti dovuti, in quanto adempimento ad obblighi internazionali o derivanti dall'appartenenza all’Ue. In questo senso tra gli ”atti urgenti” dovrebbero certamente rientrare le soluzioni a quattro emergenze: economica, pandemica, sociale e quella legata alla guerra. Dunque, anche tutti gli impegni che l’Italia ha preso con gli alleati per sostenere l'Ucraina, compreso eventualmente il prossimo decreto armi.
Con ogni probabilità non sarà questo Parlamento ad approvare la legge di bilancio, non ci sarà cioè l’anticipo della manovra. A parte gli impedimenti costituzionali, pesa una valutazione di natura politica: si tratta della legge economica più importante, dovrà dunque partorirla una maggioranza eletta. Intanto la conferenza dei capigruppo ha stabilito che il dl Concorrenza approderà nell'Aula della Camera lunedì 25 luglio. L'articolo 10 sui tassisti sarà stralciato in commissione. Nella stessa giornata si procederà anche alla discussione sul decreto sulla semplificazione fiscale. Da lunedì primo agosto l’Aula della Camera discuterà il decreto infrastrutture. Nella stessa settimana saranno discussi anche i Ddl di Rendiconto 2021 e Assestamento 2022 e il Ddl di ratifica della adesione di Finlandia e Svezia alla Nato.
Nel frattempo i partiti sono a soqquadro. A partire da Forza Italia, alle prese con addii pesanti. I Ministri Gelmini e Brunetta lasciano e denunciano il tradimento da parte del loro ormai ex partito dei valori liberali.
Ora il tema vero è quello delle alleanze e delle liste, considerato anche il taglio del numero dei parlamentari. Nel centrodestra Fratelli d'Italia rilancerà due condizioni per ricompattare la coalizione: il primo è un patto anti-inciucio, basta con i governi giallo-verdi o rosso-gialli. Il secondo è un asse solo con chi si riconosce nei valori del centrodestra, quindi no a ”centrini” che poi - questa la tesi - giocano a spostare gli equilibri. Ma come si compileranno le liste nei collegi uninominali? Per Fdi si deve partire dai sondaggi, gli altri partiti non sono d’accordo. L’ipotesi è quella di una media ponderata tra voto del 2018, ultimo voto amministrativo e sondaggi. Il centrodestra, ricompattato sul voto anticipato, sembra già dividersi su chi dovrà essere il condottiero.
Il tema delle liste e delle alleanze si pone anche sull’altro fronte. Nel Movimento 5 stelle a comporre le liste dovrebbe essere Conte in autonomia, senza cioè alcun accordo con il garante Grillo e senza far ricorso alla rete, magari anche puntando a delle deroghe per il superamento del secondo mandato. Ma all’interno del M5S c’è già chi punta a recuperare il rapporto con il Pd. Ma Letta sembra intenzionato a mettersi alle spalle la formula del ”campo largo” e a giocare la partita elettorale in proprio, guardando semmai ai centristi. Renzi chiama ad un ”grande rassemblement che, in nome dell’agenda Draghi, dica sì all'Europa e no a i sovranisti”.
Quella di mercoledì è stata ”una giornata vissuta con un sentimento di preoccupazione, di allarme sociale per una fase politica tra le peggiori della storia repubblicana. Il forte invito che abbiamo rivolto nelle giornate passate a responsabilità, unità e coesione non è stato colto dalle forze politiche e oggi ci troviamo di fronte a una crisi di governo incomprensibile, per certi versi assurda e destabilizzante”. Così il leader della Cisl Sbarra, che sottolinea le difficoltà del momento dall'inflazione alla pandemia allo choc energetico: ”Sono mesi - afferma Sbarra - che richiederebbero il massimo di responsabilità, stabilità governabilità. Ora ci affidiamo alla saggezza del Presidente della Repubblica a cui "rinnoviamo la fiducia”. Conta infatti molto lascelta che Mattarella assumerà ”per esempio con quale Governo si andrà alle elezioni, se con un governo Draghi sugli affari correnti o magari se c'è una ipotesi di governo di transizione”. In ogni caso ”anche un governo impegnato sul disbrigo degli affari correnti non può non includere l'impegno di una gestione dell'emergenza sociale che oggi prende la forma di una inflazione che schiaccia redditi e risparmi dei più deboli”. Tutto questo, conclude Sbarra, ”rilanciando salari e pensioni, tagliando le tasse riformando il sistema pensionistico e puntando su politiche attive, formazione e investimenti”.
Giampiero Guadagni