Sabato 23 novembre 2024, ore 3:58

Sindacato

Dilaga la protesta della scuola

di Ilaria Storti

Per la scuola è il giorno della protesta. Una protesta che cresce, coinvolge. Che unisce, come si è visto nelle ultime settimane, sindacati, associazioni, studenti, genitori. Una protesta che oggi sarà in sette piazze: Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma. I segretari generali di Flc Cgil, Domenico Pantaleo, e Uil Scuola Massimo Di Menna, saranno a Roma, quelli di Cisl Scuola e Snals Confsal, Francesco Scrima e Marco Nigi saranno a Milano e quello di Gilda, Rino Di Meglio sarà a Bari. È prevista anche la presenza dei segretari generali delle confederazioni. Contestualmente, in tutta Italia, i lavoratori del settore sciopereranno.
“Il Governo - ammonisce Annamaria Furlan - farebbe bene a non sottovalutare lo sciopero di domani, aprendo una discussione seria con il sindacato per modificare profondamente la riforma”. Il segretario generale Cisl, che parteciperà domani alla manifestazione di Milano, aggiunge: “Noi siamo i primi a voler cambiare la scuola e siamo pronti a discutere. Ma il processo di riforma è stato portato avanti dal Governo senza un vero progetto culturale, con tanta superficialità e improvvisazione, senza conoscere la scuola reale e coinvolgere i diretti protagonisti che sono in primo luogo gli insegnanti, il personale scolastico e chi li rappresenta sul piano sindacale. Non è stata finora una bella pagina di democrazia”. La riforma, secondo la leader Cisl, viola “i principi costituzionali che ispirano il sistema scolastico pubblico fondato su collegialità, partecipazione e pluralismo delle scelte didattiche”. Furlan boccia l’idea governativa di “passare dalla scuola della partecipazione a quella di un merito apparente”. “Questa - aggiunge - non è la buona scuola. Rischia al contrario di diventare una giungla, dove si assegnano ai dirigenti dei poteri abnormi. Non è solo un problema rivendicativo legato al rispetto di contratti e prerogative sindacali. Qui si stanno illudendo migliaia di insegnanti con annunci astratti di assunzioni, mortificando migliaia di precari che attendono dopo tanti di sacrifici la giusta stabilizzazione. La scuola è un tema delicato, non può diventare un terreno di propaganda”.
La Cisl , dunque, invita al confronto di merito e a rifuggire la propaganda. Ma, alla vigilia, della mobilitazione, il Governo non sembra volere abbandonare i toni propagandistici. Come dimostra il sottosegretario Faraone, quando accusa i sindacati di "cavalcare paure da essi stessi costruite e di essere una minoranza chiassosa". Non si fa attaendere la risposta di Francesco Scrima, che lo invita a farsi un giro nelle scuole per rendersi conto "di come stanno realmente le cose, di quanta fiducia e speranza stiano suscitando le proposte del governo non solo fra i lavoratori, ma anche fra le famiglie e gli studenti". "Questo governo - aggiunge il segretario Cisl Scuola - oscilla paurosamente tra il pressapochismo e l’arroganza, e le dichiarazioni di Faraone ne sono soltanto l’ultima dimostrazione. Come già in precedenza ha fatto il suo premier, anche Faraone usa in modo intimidatorio l’argomento delle 100.000 assunzioni (ma non dovevano essere 150.000?) che il nostro sciopero, a suo dire, metterebbe a rischio. Incapace di dialogo, preferisce il ricatto. Basterebbe questo a motivare ampiamente un dissenso che riguarda non solo il merito di buona parte delle proposte contenute nel disegno di legge, ma anche il metodo che il governo ha scelto, di sistematico rifiuto del confronto e del dialogo sociale".
Le obiezioni sindacali, di merito, ricorda Scrima, sono scritte nero su bianco, da ultimo nella memoria presentata in audizione alle commissioni istruzione, e sono" da tempo a disposizione di chiunque abbia tempo e voglia di leggerle". "Invece di continuare a parlarsi addosso, millantando indimostrate e indimostrabili maggioranze - conclude Scrima -, Faraone apra le orecchie e si accorgerà di quanto sia condivisa, nel mondo della scuola e non solo, la nostra protesta. E comunque domani ne avrà un’ulteriore ed eloquente dimostrazione. Su una cosa ha ragione, il sottosegretario, un milione di lavoratori della scuola sono, rispetto all’intera società, una minoranza. Ma è proprio a quella minoranza che il Paese consegna, da sempre, la costruzione del suo futuro. Per questo andrebbe ben diversamente apprezzata e sostenuta, molto più di quanto stia facendo un governo fin qui prodigo di belle parole che poi risultano sistematicamente contraddette dai fatti".
 

( 4 maggio 2015 )

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