Dopo il blitz della Dda di Milano e della Dna alla società di investigazione Equalize che ha portato agli arresti di decine di persone, si allarga a macchia d’olio l’inchiesta che indaga sui presunti dossieraggi illegali e che coinvolgerebbero oltre 800 mila persone che potrebbero essere state spiate con accessi abusivi alle banche dati. Un ”gigantesco mercato di informazioni personali” e riservate acquisite il modo illecito da banche dati strategiche per l'Italia, carpite da ex appartenenti o appartenenti a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker per essere rivendute a clienti del mondo dell'imprenditoria non solo per fini aziendali ma anche familiari. Le accuse contestate a una sessantina di persone,sono associazione per delinquere finalizzata all'accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento. Le banche dati bucate sono i depositi di dati strategici in uso alle forze dell'ordine, all'agenzia delle entrate e a Bankitalia. Nel mirino degli hacker sono finiti imprenditori, politici, personaggi del mondo istituzionale, sportivo e dello spettacolo per i fini più diversi. Un giro d’affari di oltre 3 milioni di euro. Sono scattate le contromisure: il governo annuncia una stretta e il Garante della privacy ha annuciato che ”è già stata creata una task force interdipartimentale che coinvolge i settori di competenza per individuare prontamente le attività da intraprendere e le maggiori garanzie a protezione delle banche dati”. La task force servirà anche a definire ”misure di sicurezza, tecniche e organizzative, adeguate riguardo agli accessi da parte del personale autorizzato, ma anche al complesso delle operazioni svolte dagli incaricati della loro gestione e manutenzione. Oltre a proseguire le attività ispettive nei confronti di società già individuate”. Un caso di cronaca che va oltre le barriere di sicurezza che le aziende e le istituzioni hanno costruito negli ultimi due anni per rispondere ai cyberattacchi che, con sempre maggiore frequenza, si ripetono dall’Italia e dall’estero ai danni di aziende e istituzioni, oltre che singoli privati, per carpire dati e informazioni da ”rivendere”. Del resto tutto ciò che si produce digitalmente è intercettabile per definizione. Ecco perché è necessario di sporre di norme e legislazione flessibile ovvero in grado di adeguarsi e adattarsi a una frontiera, quella del digitale e della cybersecurity, in continua evoluzione e trasformazione. Ecco perché, come ha detto il ministro della Giustizia Nordio, ”il governo prenderà una direzione normativa e una tecnologica: adeguare le leggi, prevedendo quali possano essere le prossime mosse degli hacker e dei malintenzionati. Quella tecnologica per proteggere nel modo migliore i dati sensibili delle istituzioni e dei privati”. Una doppia sfida a cui è molto difficile rispondere e trovare il diapason perché l’era che viviamo è in perenne trasformazione. Così come la cyberpirateria.
An. Ben.