"Lavoro: le nostre Radici, il nostro Futuro": questo lo slogan simbolico che ha accompagnato il concertone del primo maggio quest'anno. Oltre il simbolo, Piazza S. Giovanni il gusto di Radici e Futuro ce l'aveva davvero. Nonni accompagnati dai nipoti, genitori con bimbi piccoli e tanti giovani. Venuti anche da altre parti d'Italia per la musica, si, per un break anche; ma soprattutto con tanta voglia di poter dire la loro sul lavoro perché di testimonianze personali ne hanno, eccome. In barba a chi li taccia "choosy", bamboccioni, mantenuti e superficiali. Viaggiano informati, sono responsabili e consapevoli del loro posto nella società. Hanno un’età media di 26 anni, chi disoccupato chi con esperienze di lavoro alle spalle; e - quasi a smentire Ocse e Commissione europea - universitari. "So che Architettura mi dà poche prospettive, ma è quello che davvero mi piace" - così a Conquiste un 21enne che ha lavorato come operaio col programma Garanzia giovani. E ne hanno da insegnare di cose, questi giovani; è bastato dialogare un pò con loro per scoprire che non sono i polemici che si vuole far credere, ma, anzi, sono molto propositivi e, con un'umiltà da far scuola ed un’obiettività che non ci si aspetta, hanno detto cosa non va. Con "Garanzia giovani" non và un funzionamento a 20 regimi regionali diversi. Non và una condizionalità che non sia obbligo legale. Per lo stesso motivo, molti ragazzi hanno preso, ad esempio, le distanze dalla proposta grillina del reddito di cittadinanza revocato al rifiuto di tre offerte di lavoro congrue. "Non può funzionare - hanno detto a Conquiste - un sistema per cui convenga lavorare per 300 euro quando se ne prendono 500 di sussidio; non ci si stupisca se si lavora in nero mentre si percepisce la disoccupazione".
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