Un tunnel di tela nero che rappresenta il progetto della Torino-Lione con la scritta “oggi lavoratori tutti a casa”, lo striscione degli operai del Terzo Valico che dice “noi costruiamo non distruggiamo” , un altro dedicato alla statale E45 “un pezzo della crisi in Italia”. Stamane in piazza del Popolo a Roma c’erano circa 20 mila lavoratori del settore delle costruzioni provenienti da tutta Italia in occasione della giornata di sciopero generale indetta dai sindacati di categoria Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil. Erano tutti lì a manifestare per chiedere lavoro, investimenti, ripresa e futuro. In una piazza coloratissima tra bandiere, palloncini, striscioni, magliette e cappellini capeggia un unico slogan ”Rilanciare il settore per rilanciare il Paese”.
Dal palco la fotografia di una grande crisi che si fa concreta con i racconti dei delegati sulle situazioni di difficoltà tra licenziamenti, cassa integrazione e mobilità. Una crisi che non solo investe il settore produttivo ma si riflette sulla vita dei lavoratori e delle loro famiglie. In 11 anni sono oltre 620 mila i posti di lavoro persi e ben 120 mila imprese hanno chiuso i battenti.
“È evidente che questo Paese ha bisogno di interventi infrastrutturali e di mettere in sicurezza il territorio - afferma la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan -. Ha bisogno di sbloccare i 600 cantieri fermi. Ci auguriamo che il governo ci ascolti e cambi rotta”. La giornata di oggi segna il momento clou di una mobilitazione partita già da settimane per chiedere al governo un vero cambiamento di rotta per rilanciare il comparto. “Il settore delle costruzioni è un volano per la crescita - ribadisce ancora Furlan -. Il nostro Paese ha bisogno di infrastrutture per collegare il nord e il sud ma anche per collegarsi all’Europa”.
Uno sciopero e una manifestazione le cui adesioni sono andate oltre le aspettative per il segretario generale della Filca-Cisl, Franco Turri che dal palco rimarca “servono interventi continuativi, che vanno monitorati, perché non è sufficiente un decreto. Serve una cabina di regia. E per le grandi come per le piccole opere ci vogliono tempo e interventi ordinati. C’è una marea di risorse, tanto per la Tav quanto per altre opere, in ballo e da sbloccare”.
La manifestazione romana è stata dedicata anche alla questione della sicurezza nei cantieri: “uno sciopero per la vita”era scritto in uno degli striscioni in mezzo alla piazza. I lavoratori chiedono più risorse per la formazione e per la prevenzione perché morire nei cantieri non è mai una fatalità.