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Coronavirus. Allarme call center, Almaviva decide smartworking dopo appello sindacati

Dopo la mobilitazione dei sindacati e il tam tam social dei 2.800 lavoratori Almaviva di Palermo: "Italia zona rossa #Iorestoacasa. Ma lavoro per #Almaviva e questa regola per me non vale", l’azienda alla luce dell'emergenza coronavirus ha finalmente deciso di "sospendere entro le prossime 72 ore tutte le attività dei lavoratori nei propri call center sul territorio nazionale, oltre 5 mila, che non possano essere gestite attraverso smart working, remotizzando l'operatività presso il domicilio dei lavoratori, modalità già adottata da 3.500 dipendenti del gruppo nel settore IT". "Allo stesso tempo - prosegue la nota -, sarà assicurato il presidio dei servizi di pubblica utilità, a partire dal numero verde 1.500 per l'emergenza Covid-19 organizzato in condizioni di massima sicurezza". "La protezione delle persone, la tutela della loro salute, la sicurezza delle loro famiglie - sottolinea Almaviva -, costituiscono un valore fondamentale e, insieme, il più prezioso degli anticorpi per contrastare e battere il nemico invisibile e devastante". "Gli operatori dei call center Almaviva - si legge nella nota della società - verranno accompagnati nelle nuove modalità di lavoro a distanza, sulle quali viene concentrato ogni possibile investimento e attivato un confronto continuo per la necessari collaborazione con i principali committenti, e potranno contare sul supporto per loro e per le proprie famiglie, l'assistenza continuativa e l'anticipazione delle mensilità previste dagli strumenti per il periodo di sospensione, anche attraverso un centro di contatto aziendale dedicato.

Chiediamo ai vari committenti (tim Wind sky Trenitalia Alitalia) lo #smartworking Adesso. Tremila operatori non possono usare la mascherina per questo

lavoro. Abbiamo figli, genitori anziani con sofferenze da tutelare. La nostra vita è più importante di un lavoro che non ci tutela". E' il tam tam social dei dipendenti di Almaviva di Palermo, la cittadella del popolo delle cuffie, che nell'edificio di via Cordova ospita 2.800 dipendenti. "Le nostre vite non sono di Serie B", gridano gli operatori del call center. L'azienda ha messo in campo un piano che prevede pulizie straordinaria, postazioni alternate, trasferimento di alcuni servizi. Ma non lo smart working: su questo punto ha avviato una ricognizione tra i lavoratori per sapere chi

dispone di dotazioni tecnologiche e wifi, ma tutto resta subordinato, è stato sottolineato dal gruppo, dalla volontà dei committenti. E infatti i lavoratori è ai committenti che si rivolgono in particolare. Nei giorni scorsi la società aveva invitato gli addetti del numero 1500, il servizio attivato per fare fronte alle domande dei cittadini sul coronavirus, a uno sforzo supplementare: "Il Paese ha bisogno di voi", aveva scritto nel messaggio inviato. Ma rimane la paura e la richiesta di #restareacasa.

( 13 marzo 2020 )

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