La legge di bilancio taglierà, secondo le stime di Svimez, le risorse destinate al Sud di circa 5,3 miliardi di euro nel triennio 2025-2027. I dati sull'andamento del Pil del Mezzogiorno passano così dal +1,3% del 2023 contro lo 0,5% del Centro-Nord all'atteso 0,7% del 2025, inferiore allo 1% del resto del Paese, e allo 0,8% del 2026 (a fronte dell'1,1%). La crescita più sostenuta del Mezzogiorno nel 2024 è dovuta, secondo la Svimez, "a una più robusta dinamica degli investimenti in costruzioni (+4,9% contro il 2,7% del resto del Paese) trainati dalla spesa in opere pubbliche del Pnrr. I consumi delle famiglie tornano, invece, in negativo nel 2024 (-0,1% contro +0,3% nel Centro-Nord), frenati dalla crescita dimezzata del reddito disponibile delle famiglie rispetto all'anno scorso (+2,3% nel 2024 contro il +4,5% del 2023) e da una dinamica dei prezzi in rallentamento, ma lievemente più sostenuta rispetto al resto del Paese". Il direttore generale Svimez, Luca Bianchi, ha affermato che "è necessario dare slancio e continuità alla ripresa sostenendo il percorso di crescita e coesione avviato con il Pnrr". È il momento, per la Svimez, di mettere in campo una politica industriale più ambiziosa, declinata attraverso strumenti utili ad attivare processi di trasformazione strutturale e creare occasioni di lavoro qualificato al Sud che "non è un deserto industriale". Non si tratta solo di assicurare risorse adeguate al Mezzogiorno, ma di identificare e sostenere le priorità produttive e delle specializzazioni strategiche.
Secondo Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl "Il rapporto Svimez fornisce una fotografia del Mezzogiorno ancora positiva, ma l'analisi prospettica di crescita dei prossimi anni è secondo la Cisl è un pò pessimista”. E aggiunge: ”Sulla mancata proroga della decontribuzione Sud la Cisl ha sempre sostenuto e sollecitato che tale misura venisse prorogata, con gli opportuni decalage, fino al 2029. Nel merito auspichiamo che, con il nuovo assetto della Commissione Europea e con la vice- presidenza italiana, possa esserci ancora margine per una trattativa in tal senso. In ogni caso, nell'eventualità di una mancata proroga è imprescindibile, per la Cisl, che le risorse liberate vengano comunque destinate al Sud e non utilizzate per politiche generali o di contenimento della spesa pubblica. Il progetto di rilancio del Sud, oggi, deve mettere a fattor comune e sistematizzare i diversi strumenti e finanziamenti esistenti, a partire dal PNRR che - come evidenzia Svimez - vale 1,8 punti di Pil nel biennio 2024-2026. Per scongiurare ciò che il Rapporto definisce ’i rischi di un ritorno alla «normalità» di una crescita più stentata rispetto al resto del Paese nel 2025 e 2026’, la programmazione europea azionale e regionale, i contratti di sviluppo, la ZES Unica e il relativo piano strategico, il piano Mattei e la valorizzazione delle aree portuali e retro-portuali, devono essere tutti strutturati e coordinati nell'ambito di una strategia economica, sociale e industriale che dovrà concorrere alla crescita non solo del Mezzogiorno e dell'intero Paese, ma dell'Europa. Affinché una tale strategia abbia impatto su numero di nuovi occupati, imprese e qualità degli investimenti riteniamo sia necessario coinvolgere anche il potenziale sociale del Mezzogiorno insistendo su un modello di governance partecipata fortemente legata al territorio e tesa a rafforzarne le identità economiche, sociali e, di conseguenza, la competitività dell'Area”.