L’area acciaieria 1 dell’ex Ilva non va fermata. Lo chiedono i sindacati dei metalmeccanici Fim Fiom Uilm. Lo stop provocherebbe una riduzione di personale da 477 a 227 unità determinando la collocazione di 250 lavoratori in cassa integrazione ordinaria. "La direzione aziendale - dicono i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil - ha convocato le organizzazioni sindacali per comunicare i nuovi assetti di marcia dell'Acciaieria che andranno in vigore da giovedì fino al 31 marzo. Assetti produttivi determinati da una scarso approvvigionamento di materie prime e dall'attuale capacità produttiva legata alle commesse. Pertanto - si afferma - l'azienda ha conseguentemente determinato la fermata di Acc/1, spostando parte della stessa produzione in Acc/2 che passerebbe dall'attuale regime di due convertitori a 3 in marcia. "Riteniamo inaccettabile tale scelta in quanto ad oggi non vi è un piano industriale condiviso con il Governo e le organizzazioni sindacali e pertanto chiediamo l'immediata sospensione della iniziativa unilaterale della multinazionale". "L'azienda - spiegano i sindacati - ha ribadito la necessità di mantenere i presidi per la quasi totalità della manutenzione e del personale necessario di esercizio per garantire, in entrambi i casi, la salvaguardia impiantistica propedeutica alla ripartenza dell'impianto. Inoltre, una parte del personale di esercizio di Acc/1, formato e informato, verrà impiegato in Acc/2 a saturazione organico". Fim, Fiom e Uilm - si conclude - hanno ribadito "la propria contrarietà a tale decisione aziendale" in quanto ritengono che il momentaneo trasferimento della produzione su Acc/2, rispetto all'attuale assetto di marcia, "possa creare possibili ripercussioni dal punto di vista della sicurezza e dell'ambiente".